Quale target per il turismo d’Abruzzo?

Oggi noi di Abruzzomania vogliamo porci una dell più difficili domande di marketing che sottintende la presa di decisioni che comportano da un lato gran coraggio e dall’altro grande  capacità di discernimento di marketing strategico ovvero capire il miglior contesto di mercato nel quale il proprio business veleggia o può veleggiare. La domanda è: a quale target l’offerta turistica dell’Abruzzo deve rivolgersi? Questa domanda presuppone un altrettanto importante decisione che precede questa “presa di posizione ideologica”, ovvero qual’è l’offerta? Dei problemi correlati all’offerta abbiamo parlato in articoli precedenti e purtroppo non siamo riusciti a far partire un dibattito sull’arduo tema. Oggi per quanto ci è dato di capire, anche se non abbiamo mai letto un documento strategico ufficiale che dichiari questa scelta, il target turistico della nostra regione è rappresentato dagli amanti del mondo wild, della natura, quindi immaginiamo escursionisti, di età giovane o relativamente giovane e così via. Ecco, noi non siamo d’accordo ne sulla scelta del posizionamento strategico ne su quella del target. Non vogliamo oggi svelare la nostra idea strategica di quello che dovrebbe essere da un lato l’offerta strategica e dall’altro del posizionamento strategico, ma possiamo iniziare a dare un indizio svelando la strategia di targeting che sogniamo. Eccola svelata prendendo spunto da un interessante articolo intitolato “La frontiera del turismo silver: 140 milioni in Europa”. Una interessante ricerca dello studio Giaccardi & Associati svolto per conto della Cna Emilia Romagna che disquisisce su uno specifico target descrivendolo in grande ascesa, dotato di specifiche peculiari e amante del viaggio organizzato. Stiamo parlando del turismo “senior” o “Silver tourism” che conterà entro il 2030 140 milioni di turisti silver in Europa, mentre nel 2010 erano 41,9 milioni con una spesa annuale media di circa 3.800 euro, 1.250 euro in più rispetto ai turisti tra i 35 e i 54 anni.

“I turisti silver viaggiano per salute e benessere, ma anche per ‘recuperare il tempo perduto’. La silver economy è il risultato delle opportunità che nascono dalla spesa pubblica e dalla spesa dei consumatori relative all’invecchiamento della popolazione e alle esigenze specifiche degli Over 55. Si tenga conto del cambio di paradigma: passiamo dal considerarlo invecchiamento a longevità, i silver sono giovani dentro e hanno la necessità di fare e scoprire cose nuove”. Per queste caratteristiche, l’offerta e la sua narrazione devono adottare modalità mirate che superano completamente l’equazione del viaggio per anziani o per la terza età.

L’inquadramento generale del target dice che i consumatori silver sono i baby boomers degli anni ’50 e ’60: questa generazione ha vissuto pienamente gli anni del boom economico dell’Occidente, ha avuto occupazioni fisse e generalmente ben remunerate e gode di una disponibilità economica molto spesso superiore a quella delle nuove generazioni.

“Attualmente questa parte dell’economia ha nel mondo un valore di circa 8 mila miliardi di euro. Entro il 2020 la disponibilità di spesa della fascia di consumatori con più di 60 anni raggiungerà i 12mila miliardi di euro ed entro il 2030 i consumi generati da questi segmenti demografici peseranno addirittura il 50% del Pil di paesi come Stati Uniti e Giappone”.

L’Eurostat ci informa che la popolazione Over 55 europea è il 32% di quella complessiva ed entro il 2080, questa parte della popolazione crescerà di un ulteriore 55%. In Italia, i maggiori di 55 anni rappresentano il 35% dei cittadini.

Che l’economia “d’argento”, come viene definita per il colore dei capelli che si associa all’età e che in questi anni è diventato anche di moda, superando il significato di invecchiamento e sostituendolo con quello di “longevità”, sia da osservare anche per le proposte di viaggio è fuor di dubbio.

Eurostat stabilisce che il 47,1% della popolazione europea Over 65 ha viaggiato nel 2013 (circa 76 milioni di persone); 1 ogni 5 anziani in Italia e in Grecia ha compiuto almeno un pernottamento fuori casa nel 2013, principalmente nei loro paesi. I cinesi silver fanno 2 viaggi all’anno, uno a lunga distanza in Europa o America e uno corto in altre parti dell’Asia. Infine, Più dell’80% dei turisti Over 50 (una soglia più bassa rispetto alla consuetudine dei 55) conta di continuare a viaggiare almeno fino ai 75 anni.

Che tipo di vacanza cercano i viaggiatori silver? Vacanze alla ricerca delle radici genealogiche, soft adventure, intergenerazionali (con nipoti e bisnipoti), culturali per single, viaggi “bucket list”, cioè quelli di “almeno una volta nella vita”.

Inoltre, dall’indagine su un campione di turisti emiliano-romagnoli, emerge che il 30% è online almeno una volta al giorno e tra questi il 79% è su Facebook, “cioè sono anche longevi digitali”.

Interessante certamente scoprire che l’86% dei turisti silver si affida a un tour operator oppure un’agenzia di viaggio. A completamento, l’indagine presenta 28 casi tra imprese specializzate in tutto il mondo, di cui cinque italiane. Esistono anche portali di informazioni per il turismo senior e club con lo scopo di divulgare esperienze su temi specifici come il turismo con scopi sociali e di volontariato internazionale, turismo sostenibile e di avventura. Ad esempio, il progetto europeo “Silver cyclist” tra Germania, Spagna, Danimarca, Regno Unito e Lettonia per lo sviluppo di un prodotto turistico legato al cicloturismo. ”

Allora, vogliamo dare una svolta al turismo abruzzese?

Fonte: www.guidaviaggi.it

I 10 Comandamenti di Abruzzomania

Alle soglie dei 100 articoli del blog pubblicati, possiamo festeggiare iniziando a tirare le somme del lavoro svolto sino ad oggi. Il gran lavoro di Abruzzomania non deve restare sterile e senza costrutto, per cui abbiamo deciso di eseguire una sorta di “spremuta” di Abruzzomania, ovvero individuare gli elementi fondanti di quella che dovrebbe divenire la nuova strategia per il rilancio turistico della nostra regione, l’Abruzzo, prendendo spunto dagli articoli pubblicati sino ad oggi! Li abbiamo chiamati 10 Comandamenti di Abruzzomania ed oggi inizieremo a estrapolarne alcuni, ma non è detto che cammin facendo si possa superare la soglia dei 10.

I 10 COMANDAMENTI DI ABRUZZOMANIA:

  1. Il turismo deve poggiare su una solida azione permanente di “pianificazione strategica” dettata dai principi del marketing management applicati al turismo, chiamatelo se suona meglio Destination Marketing Management.
  2. Il turismo non ha “colori politici”. Chi conosce appena un po’ la disciplina del marketing management, sa bene che tutta la trama che deve svolgersi intorno ad un grande progetto di marketing, ha orizzonti molto lunghi, per cui va da se, che se la trama, ovvero il progetto di pianificazione strategica, inizia a svilupparsi, e siccome la strategia è anche (sottolineo anche) sviluppata in modalità top down, ovvero dall’alto (oggi purtroppo è sviluppata solo dall’alto!), è impensabile ai fini di una efficace riuscita dell’implementazione del piano, che se cambia un’amministrazione politica, tutto il lavoro svolto venga rimesso in discussione e stravolto dalla nuova amministrazione. Questa potremmo definirla, coniando un neologismo, “idiozia di marketing”, per cui questo dettame è fondamentale e collocato al secondo posto nella gerarchia strategica dei 10 comandamenti, perché non affermare e perseguire questo comandamento, significherà navigare a vista nel corso dei prossimi anni, come si è fatto sino ad oggi, elemento questo che ha determinato il fallimento della politica turistica della nostra regione. A tal proposito vedasi cosa hanno ingegnerizzato in Emilia Romagna per ovviare a questo grave inconveniente politico.
  3. Se il turismo è importante per la regione Abruzzo, “di turismo bisogna parlare tutti i santi giorni”, come facciamo noi di Abruzzomania e non relegare dissertazioni sul turismo negli uffici di qualche funzionario burocrate o affidarle a qualche convegno senza costrutto, a cui di solito non partecipa quasi nessuno!
  4. Se vogliamo vendere l’Abruzzo, dobbiamo “conoscere bene l’Abruzzo”, dobbiamo essere noi abruzzesi i primi ambasciatori dell’Abruzzo e se vogliamo essere ambasciatori, dobbiamo conoscere meraviglie, tesori e gioielli della nostra regione e per farlo non è sufficiente prendere un libro e studiare cosa c’è di bello nella nostra regione, ma quanto c’è di bello dobbiamo andarlo a scoprire di persona … appunto come da qualche anno facciamo noi di Abruzzomania con le nostre bellissime “Vacanze Abruzzesi”.

Per il momento ci sembra che di “carne a cuocere” ce ne sia in abbondanza e che possa essere sufficiente iniziare a ragionare su questi 4 pilastri. Il resto dei comandamenti potrete leggerlo nei prossimi articoli di Abruzzomania. Paolo D’Intino

Qual è il vero turismo dell’Abruzzo?

Oscar Farinetti afferma che il vero turismo dell’Italia è quello enogastronomico e che tutto il mondo vuole bere e mangiare italiano. E’ chiaro, lui nell’enogastronomico nutre i suoi interessi ed è normale che affermi ciò. Sarebbe anormale che qualcuno gli creda! Conosco bene il valore dell’enogastronomia italica, e sarebbe anche interessante e affascinante sotto l’aspetto del marketing strategico sviluppare un progetto che presenti l’Italia intera come una sorta di megagalattico ristorante, un Italia-menù, per cui regione o luogo che vai e pietanza o piatto o squisitezza che trovi.

Ma il posizionamento strategico sarebbe debole o non fortissimo come deve essere questo fondamentale principio ed elemento del marketing strategico. Perché debole o comunque non forte? Perché dal punto di vista dei marketer, del marketing e dei mercati, tutto ciò che è attaccabile e non difendibile al 100% e che potrebbe essere reso non inviolabile, non va utilizzato come leva per fissare il posizionamento strategico. La cucina, come ben sappiamo è delocalizzabile. Apro un bel ristorante, ingaggiando i migliori cuochi d’Italia a Singapore (ne sappiamo qualcosa di cervelli in fuga!) e la frittata è fatta.

Allora marketing docet che la strategia di posizionamento che è direttamente collegata a quella di differenziazione deve fare riferimento, ovviamente nei limiti, e quanto più possibile, facendo leva su ciò che la mia azienda, il mio territorio, la mia destinazione, abbia di esclusivo, che vuol dire di unico, non replicabile, che vuol dire o vieni da me a vivere questa esperienza o “nisba”, l’esperienza non la vivi!

Quindi, è presto detto, il vero turismo dell’Italia non è quello enogastronomico, come Farinetti asserisce, ma è quello storico-culturale, perché mentre il ristorante italiano a Singapore lo puoi aprire, il Colosseo è qui e solo qui, in Italia e non è delocalizzabile. Poi va da se, che l’enogastronomia, diventa punto di rafforzamento della strategia suddetta, della serie vieni a visitare il Colosseo (preso ad esempio come padre putativo di tutte le straordinarie ed uniche rarità che abbiamo in Italia), e poi mangiati pure un bel piatto di coda alla vaccinara e così via.

Chiaro il concetto? Adesso passiamo all’Abruzzo e cerchiamo di tessere lo stesso ragionamento innestandolo sulla nostra bella e amata regione. Domanda: qual è il vero turismo dell’Abruzzo? Io la risposta ce l’ho come dissi in un precedente articolo pubblicato su Abruzzomania, ma avrei piacere che si aprisse un ampio dibattito su questo delicatissimo tema.  Attenzione però, perché prima di iniziare a ragionare su questo scottante argomento, mi chiedo e vi chiedo, conosciamo bene gli assets turistici dell’Abruzzo? Perché è da qui che si parte, Individuati e poi selezionati gli assets, si passa successivamente a valutare il posizionamento strategico.

 A voi la parola, stakeholder del turismo!

Turismo delle origini, di ritorno o affettivo

L’Enit ha realizzato un report su questo tema da cui si evince che “gli italiani residenti all’estero  sono i primi ambasciatori del brand Italia presso potenziali nuovi turisti in ingresso.  Infatti, negli italo-discendenti vive la tradizione di un luogo turisticamente attrattivo assieme alle diverse dimensioni culturali che connotano l’italian way of life”.

Ma quali sono i principali mercati di questa tipologia di turismo? Sono rappresentati da Brasile, dove risiedono 25 milioni di persone di origine italiana, Argentina (20 milioni) e Usa (17 milioni), seguiti da Francia, Svizzera, Germania e Australia.

Le spese top per visite alla famiglia d’origine da parte di discendenti italiani di II°/III° generazione, sono di  434 milioni (Usa), 86 milioni  (Canada), 49 milioni (Brasile) , 75 milioni (Argentina) .

Dall’esame delle statistiche dei flussi turistici verso l’Italia da parte dei Paesi di lungo raggio, storicamente meta di emigrati italiani, l’Italia è al primo posto tra i Paesi appartenenti all’area Schengen per pernottamenti (in generale quindi provenienti dall’extra-Europa) e, in particolare, da tutta l’area Centro e Sud America (5,6 milioni), dal Canada, dagli Stati Uniti e dal Brasile.”

Una vera e propria miniera d’oro! Ma purtroppo quando le politiche del turismo non sono gestite con approccio manageriale e marketing oriented, queste opportunità non sono minimamente valutate e tanto meno perseguite. 

Fonte: www.ttgitalia.com & foto by marketingdelterritorio.info

Fiere & turismo: in arrivo TTG Travel Experience 

Fiere si, fiere no, questo è il dilemma? Conviene investire per promuovere il proprio brand o la propria offerta, utilizzando questo tipo di leva del marketing tattico e dell’offline marketing, soprattutto nell’era del webmarketing? E’ opportuno che la nostra destinazione turistica o qualche associazione che la rappresenti degnamente investa in questo tipo di promozione? Quanto devo investire del mio budget sulle attività offline e quanto su quelle online, quanto sull’inbound e quanto sull’outbound marketing?

Difficile essere marketer! Difficile rispondere a questa trascendentale domanda. Trascendentale perché il marketer è una sorta di profeta del business e perché solo in cielo è scritta la verità su cosa sia meglio fare: ma ricordiamo che il vero e competente marketer è colui che sa prevedere e che si assume il coraggio di rischiare.

Ma come si fa a decidere bene? Come marketing docet, bisogna, un po’ come quando si investe in borsa, diversificare il budget promozionale e dedicare a questo tipo di forma di comunicazione l’importanza che merita. Ragionando molto, confrontandosi con i propri collaboratori, facendo i conti con il budget allocato per le spese di promozione nel piano marketing dell’anno corrente, misurando le esperienze del passato, scrutando cosa fanno i concorrenti,  facendo sempre leva sull’idea che: “sarà sufficiente acquisire un solo importante cliente per vedere gli sforzi finanziari ed operativi fatti essere ben ripagati“. 

E se si disquisisce di fiere è proprio perché è in arrivo l’organizzazione di una delle più importanti manifestazioni di settore che porterà il turismo italiano in bella mostra e che vedrà la partecipazione di centinaia di imprese, consorzi, catene, club di prodotto e tutti gli attori leader, è il TTG Travel Experience  che si terrà dal 10 al 12 ottobre 2018 a Rimini … e dove sennò?

Da non perdere l’area Outdoor Hospitality con spazi interattivi e suggestivo dedicati ad esempio al Glamping, il modo luxury di fare campeggio con le tende, poi un ‘teaser’ o anticipazione di quanto i visitatori potranno trovare al salone SUN–Beach & Outdoor Style e infine da non perdere il SIA Hospitality Design, il salone internazionale dell’ospitalità. Insomma c’è n’è per tutti i gusti!

Per info: https://www.ttgincontri.it/ 

Paolo D’Intino

Il turismo, il turista, questi sconosciuti … – II° parte

Il turista: chi è costui, questo essere misterioso, misterioso perché pochi lo conoscono per ciò che in realtà è! Un limone da spremere come viene visto da molti o più semplicemente siamo tutti noi, perché chi nella propria vita non ha vissuto un’esperienza da turista in giro per luoghi alla ricerca di esperienze, di nuove emozioni e di nuove conoscenze?

Lui/Noi quando parte/partiamo, va/andiamo alla ricerca del bello, del riposo, ma soprattutto per cercare di riprendere in mano la sua/nostra vita, compromessa dalla routine di mesi di lavoro e famiglia sempre uguali. E questa ripresa passa attraverso la ricerca di una dimensione spirituale che anche se in modo inconsapevole, fa si che il viaggio diventi un viaggio alla riscoperta della propria anima. Già Seneca affermava, riferendosi a persone che desideravano cambiare località per riprendere in mano la propria vita: “E’ l’anima che deve cambiare non il cielo sotto cui vivi“.  Mentre Marcel Proust, altro antesignano del turismo esistenziale (perché è così che noi lo definiamo!), ci ricorda che “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi

  • “Facciamo più viaggi di quanto crediamo. Non sono sempre mete reali perché possiamo viaggiare in treno, con la fantasia, con un racconto o un sogno, leggendo un libro. Ad ogni modo, qualunque viaggio apre alla scoperta di nuovi mondi che ci arricchiscono mettendoci in discussione. Il risultato di tutto questo è l’avere un nuovo punto di vista sulle cose, è l’avere nuovi occhi.” “Viaggiare ci permette di frugarci dentro e di comprendere noi stessi e gli altri. Chi ama viaggiare è in genere uno spirito libero, aperto a nuove esperienze materiali, umane e spirituali.
  • “Nel corso di questi viaggi, impariamo che giudicare è un’arte un po’ da miopi. Impariamo a riconoscere le diversità, apprezzandole in maniera che siano per noi una risorsa, fonte di ricchezza e di stimoli per la crescita. Alla base di ogni vero viaggio c’è senza dubbio la conoscenza.”
  • Vi è però un modo nuovo di guardare il mondo. Che ci sembra di colpo più grande, più maestoso, più ricco di opportunità. Per questo, non è importante dove andremo. Quale che sia la meta, ciò che conta davvero è aprirsi al mondo con nuovi occhi. E’ da nuovi sguardi, da un nuovo modo di vedere ciò che ci circonda, che nascerà la consapevolezza di un nuovo mondo, migliore di quello precedente. E’ questo il vero viaggio che tutti noi siamo chiamati a fare.
  • Avrete capito che noi di Abruzzomania siamo per un approccio umanistico alla questione. Il turista è sì un consumatore, quindi un’entità economica e forse per questo alienato un po’ come essere umano o soggetto passivo e manipolabile, ma noi desideriamo aprire la strada alla visione del turista-consumatore  inteso quale “attivo costruttore del senso dei prodotti che consuma, un soggetto creativo, a volte anche critico, che rielabora per i propri fini, attraverso una vasta gamma di pratiche quotidiane, ciò che gli viene proposto dai media e dalle imprese” ed oggi oserei dir anche dai social.
  • Il marketing, nel nostro caso, quello del del turismo, deve quindi tornare a concedere identità ai consumatori figli del post-modernismo, che reciprocamente si sono distaccati gli uni dagli altri. Bisogna, per dirla con parole molto semplici, ritornare ad attribuire al consumatore, e nello specifico al turista, il ruolo di soggetto, il ruolo di persona, il ruolo di essere umano!
  • Nel terzo e ultimo articolo (ma non è detto) sulla spinosa questione di turismo e turista, cercheremo di dare una definizione di turista non sulla base di quanto ha scritto e dichiarato l’organizzazione mondiale del turismo, ma sulla base del nostro pensiero, il pensiero di Abruzzomania,
  • Paolo D’Intino

Il turismo, il turista? Questi sconosciuti … – I° parte

Iniziamo questa breve dissertazione su turismo&turista, riflettendo sulla definizione di turista coniata dal World Tourism Organization  nel 1997: “Chiunque viaggi in paesi diversi da quello in cui ha la residenza abituale, al di fuori del proprio ambiente quotidiano, per un periodo di almeno una notte ma non superiore ad un anno e il cui scopo principale della visita sia diverso dall’esercizio di ogni tipo di attività remunerata all’interno del paese visitato. Sono inclusi coloro che viaggiano per: svago, riposo e vacanza, visitare amici e parenti, per motivi di affari e professionali, di salute, religiosi/pellegrinaggio o altro”.

Passiamo ora a fare qualche riflessione sulla GENESI DEL TURISMO. Il turismo molto probabilmente inizia con l’AMORE dei primi viaggiatori che visitando LUOGHI ameni di altri paesi, al di là dei MOTIVI che li conducevano, riconoscevano il VALORE di quei luoghi e soprattutto delle genti che li abitavano. Nasce così il primordiale concetto di VALORE TURISTICO per cui possiamo oggi affermare che il viaggio è ESPERIENZA di vita …” che si fonda sul “valore umano dell’OSPITALITA’”, “l’incontro UMANO tra genti di diverse culture”, “la coscienza di poter MIGLIORARE apprendendo esempi e culture di altri popoli” … valori che NON contraddistinguono più la TIPICITA’ dei luoghi ma quella dell’anima delle persone.

Ecco che così il concetto di turismo e di turista si fondono in un unicum, in cui il valore non può essere rappresentato solo dall’aspetto economico! Bisogna andare oltre. Sappiamo che è difficile, ma è l’unico modo per fare innovazione nel turismo. Altre strade non ce ne sono! Chi le ipotizza, ipotizza strategie perdenti.

Oggi il turismo si è trasformato in un fenomeno economico seppur anche sociale. Ma interroghiamoci sul fatto che sia il luogo a dover servire il turismo o è il turismo a servire il luogo? Se il Genius Loci che rappresenta lo SPIRITO DELLA TERRA che si esprime con, la natura, la cultura, le arti umane, è tenuto in vita solo per servire l’economia turistica, allora il luogo diventa mero strumento economico rischiando di perdere la sua autenticità. Se invece al contrario il turismo serve per il luogo … si scopre che le destinazioni che lo hanno preservato hanno un’economia più sana.

  • E il turista? Certamente, un pensiero va rivolto anche a questo soggetto attivo senza il quale non avrebbe senso parlare di turismo, ma … lo faremo nella seconda parte, sempre e solo su Abruzzomania!

Prodotto Turistico Abruzzo da serie “A”

Secondo noi di Abruzzomania, l’Abruzzo è meraviglioso, ma non esiste un valido e affascinante “Prodotto Turistico Abruzzo” ed oggi nel sistema competitivo turistico, uno dei più aggressivi esistenti al mondo, essere meravigliosi non è purtroppo sufficiente.

Il concept di Abruzzo Wild secondo la nostra opinione è troppo debole e fatica a posizionarsi correttamente nei cassetti mentali del pubblico target. Tutte le offerte prodotte e promosse in una sorta di menù turistico come: enogastronomia, mari, montagna, parchi, natura, borghi, arte, fede e cultura, etc., sono troppo diversificate tra loro.

L’Abruzzo non può cimentarsi nel mass market. Mass market, posto che sia una strategia ancora perseguibile, è alla portata di destinazioni turistiche affermate e comunque anche loro stanno modificando questo antiquato approccio strategico. L’Abruzzo deve tendere ad essere mercato di qualità e di nicchia e deve valorizzare ciò in cui eccelle fortemente ed in modo distintivo, ancor meglio se differenziale.

Bisogna andare alla ricerca di ciò che fa la differenza, di ciò che io ho e il resto del sistema competitivo non ha! Wild è per tutti e per nessuno. A chi non piace la natura? Ovviamente a tutti piace il contatto con la natura, ma poi? Quanto beneficiano i flussi turistici di questo concept, di questo posizionamento? Un’altissima percentuale di distretti competitivi dispone di migliaia di coste, molto spesso più belle e accattivanti delle nostre. Per la montagna, più o meno vale la stessa considerazione. Attenzione non sto minimizzando le bellezze abruzzesi che ben conosciamo, stiamo semplicemente cercando di fare strategia. In Italia si mangia bene ovunque e così via.

Allora cosa fare? Come fare veramente e strategicamente la differenza? Bisogna fare scelte decise e coraggiose e optare per un posizionamento più pragmatico. Bisogna quindi lavorare meglio, non di promozione, bensì di strategia. Ma strategia è trade off, che significa decidere cosa fare (e cosa non fare!).

Vogliamo essere noi di Abruzzomania a creare ed a dare vita ad un progetto/sogno da serie A? Diamo il via alle idee ed attendiamo il contributo di tutti gli stakeholder turistici d’Abruzzo e non!

Noi di Abruzzomania un’idea ce l’avremmo, ma preferiamo sentire gli esperti di settore e confrontarci prima di dare fuoco alle nostre micce.

Fonte: Abruzzomania by Paolo D’Intino

Il ruolo del marketing nel turismo oggi

Foto by strategopg.it

La crescita economica poggia  su una formula (è per questo che molti ritengono il marketing scienza e non semplice disciplina).

La formula è: INNOVAZIONE + MARKETING

  1. Innovazione: cosa c’è dietro? Cosa può rendere l’Abruzzo più innovativo? Abbiamo avuto le nostre persone brillanti, come già detto. L’Abruzzo è una regione con un popolo innovativo. Prendiamo un arrosticino e nasce “Lu Pecora”, il ristorante più innovativo mai visto in assoluto fondato sul concept dell’arrosticino, della pecora, della abbruzzesità e dell’imprenditore founder, “Lu”, che sta per Lucio!
  2. Il problema è che in Abruzzo, ad esempio nel turismo, ci sono molte persone che inventano idee, ma hanno bisogno di aiuto, tramite incubatori e acceleratori. Perché dall’idea al servizio/prodotto ci passa … il mare o la montagna.
  3. Quindi l’Abruzzo dovrebbe creare un incubatore/acceleratore per il turismo che potrebbe diventare un traino eccezionale per la sua economia. Un centro o polo d’innovazione per il turismo. Mi si dirà che già c’è ed ha anche un nome a tema! Ma io sto pensando ad altro rispetto a ciò che già c’è!
  4. Il ruolo dell’esperto di marketing oggi è quello di essere il motore della crescita  per aiutare l’azienda/territorio a crescere sul mercato, ma non vendere il solo prodotto, ma aiuto a trovare prodotti da realizzare e gruppi da soddisfare.
  5. Trattiamo così il marketing nella nostra regione, nel nostro territorio, nella nostra DMC, nel nostro comune o realtà produttivo-economica che sia? La funzione marketing non deve solo essere utilizzata per vendere di più ciò che abbiamo, ma deve aiutare a trovare/realizzare nuovi prodotti/servizi per vari gruppi di clienti/bisogni.
  6. Il marketing è pertanto CCDV: Create, Communicate, Deliver, Value. Lo stiamo facendo?
  7. Una statistica dice che un CMO (Chief Marketing Officer) dura in media 2/2,5 anni. Questo fa pensare che non svolgano bene il loro lavoro, per questo vengono licenziati o sostituiti. Ma la metà circa ha cambiato posto di lavoro perché richiesta da altre aziende che vedevano come il CMO facesse bene il suo lavoro.
  8. Il marketing sta cambiando e i CEO/dirigenti/assessori/governatori, dicono di voler comprendere meglio il marketing, loro che sono un problema per le aziende/comuni/regioni/distretti turistici/territori/DMC/, perché non hanno mai sviluppato competenze di marketing e pensano che marketing equivalga a fare un po’ di pubblicità/promozione o qualche ricerca di mercato.
  9. I CEO/dirigenti/assessori/governatori, che gestiscono le ricchezze, profitto e denaro e accentrano il potere decisionale dell’azienda/territorio devono farsi affiancare da veri marketer che possano guidare la strategia verso rotte sicure.
  10. Si sostiene che il problema degli insufficienti risultati turistici in Abruzzo sia legato alla scarsa e non ottimale promozione. Non credo che questa analisi corrisponda al vero, e per spiegare questo aspetto, entra in gioco il Marketing, quello vero, quello con la M maiuscola, quello del processo di Marketing Management, che colloca la leva promozionale nella parte finale del processo, ma i problemi sono a monte e non riguardano leve tattiche, quale la promozione è, ma leve strategiche. Il dibattito è aperto.
  11. Dimenticavo, qualcuno osserverà: “ma la formula era: Innovazione + Marketing. Hai previsto un incubatore per l’innovazione e per il marketing? Ovviamente tanta, tanta , ma tanta formazione!                                                                                          Fonte: Kotler thought e Paolo D’Intino

Costruiamo bambini abruzzesi creativi

Foto by CSVRovigo

About Kotler: il pensiero kotleriano del Marketing Forum 2018, rivisitato e personalizzato, oserei dire “abruzzesizzato”, da Paolo D’Intino.

La formula della crescita economica, afferma Kotler, ha a che fare con due fattori, l’INNOVAZIONE e il MARKETING. Allora io penso: “cosa può rendere l’Abruzzo più innovativo? Abbiamo avuto nel passato grandi persone brillanti, Francesco Paolo Michetti, Gabriele D’Annunzio, Francesco Paolo Tosti ed altri che componevano il miracolo culturale ed artistico del cenacolo michettiano, che hanno portato grande innovazione nel mondo della cultura alla fine dell’800. Negli ultimi 20 anni ad  esempio, anche se pochi lo sanno, abbiamo avuto Ekomille, il più straordinario congegno di cattura, un apparecchiatura elettronico-elettro-meccanica, che ha modificato il modo di derattizzare a livello mondiale, soppiantando gli inventori americani di questi sistemi che sono sempre stati maestri nel mondo per questo genere attività. Invenzione e business che hanno avuto origine in Val di Sangro, nel cuore dell’Abruzzo. L’Italia è un paese ed un popolo innovativo, ed anche l’Abruzzo è una regione con persone innovative. Così come abbiamo creato la pizza per l’Italia e gli arrosticini per l’Abruzzo! Oppure abbiamo “creato” gli Stati Uniti perché li abbiamo scoperti grazie a Cristoforo Colombo, ma si pensi anche che grazie alla straordinaria figura di Alessandro Valignano, dall’Abruzzo abbiamo “creato” il Giappone, con lui che nel 1500 fu il tramite culturale che divulgò nel mondo la cultura nipponica e li la cultura abruzzese. Si può obiettare che la qualità imprenditoriale in Italia e in Abruzzo è elevata”.

C’è però differenza tra essere imprenditore e innovatore. Se si apre un ristorante si sta semplicemente avviando un ristorante, ed in questo caso si è imprenditori, ma se creo un ristorante ad esempio senza cibo, afferma Kotler, sono innovatore. Quindi conta essere innovatore, ma non basta, bisogna essere innovatore seriale. Ci sono persone di talento che creano un’innovazione dopo l’altra. Come Thomas Edison, C’è un Thomas Edison tra noi? Lui ha creato lampadina, film, registrazioni, o personaggi come Dyson, in UK, che ha creato un nuovo aspirapolvere, un ventilatore senza pale, un nuovo modo di asciugarsi le mani, o Elon Musk, che ha creato l’auto Tesla e una città chiamata SolarCity, che produrrà batterie e risorse energetiche mai viste prima e che vuole creare colonie su Marte e così via. Perché l’Italia e l’Abruzzo non hanno personaggi con queste caratteristiche? Quando abbiamo avuto personaggi come Leonardo e Michetti? Che fine ha fatto il loro spirito? Si può insegnare l’innovazione alle persone? Questo è il dilemma! I veri innovatori non vanno all’università! Sono troppo impegnati a creare. L’università addirittura potrebbe rovinarli, confondendoli! Si tratta quindi di trasformare molto del talento imprenditoriale in talento innovativo. L’innovazione è creatività disciplinata. Come si creano pensieri creativi nel nostro sistema scolastico? Come iniziamo dai bambini spronandoli a risolvere i problemi? I bambini hanno problemi di mangiare, giocare. Come si può creare una nazione o nel nostro caso più semplicemente una regione di bambini creativi?

Se si vuole la crescita economica bisogna far crescere il business. Se si vuole ottenere la crescita del business, il business deve unire innovazione e marketing. Ma il marketing sta cambiando. All’inizio era il modo per comunicare, promuovere e invogliare, a comprare un prodotto/servizio. All’inizio il marketing non aveva a che fare con la formazione del prodotto. L’azienda aveva un gruppo di R&S e dei product manager che lavoravano senza consultarsi con il marketing. Creavano l’automobile, poi il marketing sarebbe entrato in gioco per dire qualcosa su quell’automobile. Ma è stupido creare un’automobile sperando che poi tutti la vogliano comprare. Senza un mercato di riferimento, dicendo al mercato, “vi sto offrendo un mezzo di trasporto”. Chiedendo poi ai marketer, ideate qualche parola per renderla più emozionante per le persone. Ma perché allora non creano direttamente un’emozione? Perché non creano un auto per sole donne? Dove puoi mettere il make-up, la borsetta, un sistema di sicurezza (pistola o altro). L’intera idea genera un nuovo concetto di prodotto, ma bisogna coinvolgere gli addetti al marketing perché prendano parte allo sviluppo del nuovo prodotto. Come possono essere entusiasti e capaci di vendere il prodotto se non sono stati coinvolti nel suo sviluppo? Quindi in passato i marketer erano considerati alla stregua di cantastorie, producevano le parole per il prodotto, ma il nuovo marketing è molto meglio di questo. E’ diretto da un CMO (Chief Marketing Officer), poi abbiamo un direttore finanziario, un responsabile della tecnologia e dei servizi informativi. In questo modo il marketing partecipa alla strategia.

Le domande da porsi pertanto sono:

  • Vogliamo far partecipare il marketing alle strategie per il turismo in Abruzzo?
  • Vogliamo costruire bambini abruzzesi creativi?
  • Vogliamo far crescere il business del turismo?
  • Vogliamo tornare a far rivivere lo spirito di Valignano, di Michetti, di D’Annunzio, del creatore del business dell’Ekomille?
  • Vogliamo creare un’università per innovatori?
  • Vogliamo unire marketing e innovazione?
  • In una parola, vogliamo rendere l’Abruzzo più innovativo?

Fonte: un po’ di pensiero kotleriano e un po’ di mio pensiero. Paolo