Eccellenza d’Abruzzo n. 52 – Lanciano (CH): il Miracolo Eucaristico

Continua il viaggio straordinario alla scoperta delle 305 Eccellenze dei 305 Comuni d’Abruzzo.  Oggi Abruzzomania, con la rubrica Eccellenze d’Abruzzo, presenta la sua 52° Eccellenza, , quella del comune di Lanciano in provincia di Chieti, con il Miracolo Eucaristico. Ricordo che di eccellenze abruzzesi ne abbiam censite ben 305, una regina per ognuno dei 305 comuni della nostra regione, per cui ne mancano all’appello 253, tutte già selezionate! Ogni paese d’Abruzzo merita di partecipare a questo concorso di Eccellenze d’Abruzzo per mettere in mostra la sua eccellenza speciale ed avere il suo meritato riconoscimento.

“Il miracolo eucaristico di Lanciano si è verificato nella città abruzzese di Lanciano nella prima metà dell’VIII secolo: mentre un sacerdote stava celebrando la messa, al momento della consacrazione l’ostia e il vino si sono trasformati in carne e sangue. Le famose reliquie del Miracolo Eucaristico di Lanciano, il più antico e noto miracolo eucaristico della storia documentato, si trovano a Lanciano all’interno della Chiesa Santuario di San Francesco o Santuario del Miracolo Eucaristico annessa all’omonimo convento dei frati Minori Conventuali nello storico quartiere Borgo.”

“Tutto ebbe inizio nel vecchio convento di San Legonziano, primitivo edificio convento dei Santi Legonziano e Domiziano, che compone oggi le fondamenta del nuovo convento francescano del XIII secolo, che sarebbe sorto, secondo la tradizione, sui resti di un’antica chiesetta eretta nel luogo in cui sarebbe stato ucciso il centurione lancianese Longino, colui che si convertì dopo aver trafitto il costato di Cristo in croce. Quella di Longino è un’altra straordinaria storia che lega Lanciano in modo potente alla figura di Gesù Cristo. Annoverare in un unico luogo dove si verificò il primo incredibile Miracolo Eucaristico della storia e dove fu ucciso il centurione che inferse con la lancia la famosa ferita al costato di Gesù in croce che diede luogo al miracolo dell’uscita di acqua dal suo petto, è qualcosa di meraviglioso e su cui si potrebbe, e non per mero business, organizzare una strategia di turismo religioso senza precedenti. Ma torniamo al Miracolo Eucaristico!”

“Il convento, con l’annessa chiesa, fu affidato a un gruppo di monaci di rito greco, i Basiliani (VIII secolo) e in questo luogo si verificò il famoso “Miracolo Eucaristico di Lanciano” che avvenne in un anno imprecisato del 700 d.C., quando i Basiliani avevano in custodia il monastero. Essi si trasferirono a Lanciano nel periodo in cui Leone III Isaurico iniziava la persecuzioni iconoclaste; alcuni discepoli di San Basilio (329-379), vescovo di Cesarea, si trasferirono verso occidente nella città di Anxanum e secondo la tradizione un monaco basiliano, che a causa dell’assenza di fede dubitava del miracolo della Resurrezione, celebrando la messa vide l’ostia consacrata tramutarsi in carne viva, e il vino del calice in sangue poi coagulatosi in cubetti rossi. Non si hanno molti documenti al riguardo, a causa di dispersione del materiale, così che il primo documento ufficiale risale al 1631, e riferisce nei minimi particolari l’accaduto del miracolo. Nei pressi del presbiterio della chiesa si può leggere l’epigrafe datata 1636, dove è narrato l’evento. Altre ricognizioni si ebbero negli anni a seguire, specialmente quelle scientifiche degli anni ’70 del Novecento. I monaci Basiliani stettero a Lanciano fino all’XI secolo, quando vennero cacciati dalla città perché si macchiarono di misfatti come omicidi e rapine. Il monastero andò in custodia alla fiorente abbazia di San Giovanni in Venere dell’ordine benedettino. Il fatto fece scatenare polemiche interne tra i vescovi di Lanciano, perché la chiesa fungeva da parrocchia ed era una delle principali della città, avendo perso tutti i benefici, i diritti e le rendite sui terreni. La contesa fu risolta con l’elevazione a parrocchia della vicina chiesa di Santa Lucia, edificata sopra il tempio di Giunone che venne eretta, in stile gotico, tra il 1252 e il 1258 dai frati Minori Conventuali divenendo una delle prime chiese conventuali in Abruzzo, sulla sottostante chiesa di San Legonziano, luogo di culto che fu lo scenario del miracolo eucaristico.”

“Insediatisi a Lanciano nel 1240-50, i Francescani vivevano la precarietà distintiva dell’Ordine, e collaboravano con il clero cittadino ed ebbero in quel periodo la possibilità di ricostruire il vecchio convento con una nuova chiesa, dotata di complesso monastico, con atto del 3 aprile 1252 ed iniziata in quell’anno, la chiesa venne completata nel 1258 sopra le fondamenta del convento di San Legonziano. Tra il 1730 e il 1745 il santuario fu oggetto di massicci interventi di adeguamento ai canoni estetici del periodo, che gli conferirono l’attuale aspetto barocco, con navata unica ampia ed alta.  Nel 1809 in seguito alle vicende storiche dell’occupazione francese del Regno di Napoli, gli Ordini furono soppressi, i beni ecclesiastici furono trasferiti ai privati, e così il convento di San Francesco venne chiuso, eccezione per la chiesa. I frati poterono tornare solo il 21 giugno 1953, quando gran parte del monastero era stata cambiata, adibita prima a caserma, poi a uffici e scuole. L’Arcivescovo di Lanciano Monsignor Benigno Migliorini permise la riapertura del convento, che però venne successivamente riconvertito in ostello per i pellegrini del Miracolo Eucaristico. Il 4 novembre 1974 il santuario fu visito dal Cardinale Karol Wojtyla. L’opera di restauro in occasione del Giubileo del 2000 ha restituito alla chiesa il suo splendore settecentesco.
Il portale bronzeo dalla tipica formazione ogivale d’impronta borgognosa francese, stupendamente lavorato, dato in dono nel 1975 da un benefattore che sostituisce quello antico in legno, reca impresso sulla lunetta “S. Francesco in posa di saluto“. Nella parte inferiore della lunetta è rappresentata la leggenda del Miracolo Eucaristico, sul lato sinistro incisa la scena del miracolo di Santa Chiara sui Saraceni, e il miracolo di Sant’Antonio con la mula. In basso verso il lato sinistro è rappresentato il Sacrificio del Beato Massimiliano Kolbe nei campi di sterminio; sul lato destro è rievocato l’Anno Santo 1975. L’ex convento è chiamato oggi “Casa San Francesco“.”

“Sul lato sinistro della navata unica, sono posti gli altari in onore della “Madonna delle Grazie”, della “Madonna del Rosario” e di “Sant’Antonio di Padova”. Sul lato destro sorgono gli altari della “Vergine degli Angeli”, di “San Francesco d’Assisi” e del “Miracolo Eucaristico“, dove si trovava prima della ricollocazione presso l’altare maggiore.  La grata cubica, in ferro battuto decorato, fu realizzata da artigiani di Guardiagrele, e servì a custodire le reliquie del Miracolo dal 1636 al 1902 nella “Cappella Valsecca“, celate da una tela raffigurante il Miracolo stesso. All’epoca il Miracolo si poteva vedere solo in due occasioni: il Lunedì dell’Angelo e ciascun giorno dell’ultima settimana di ottobre. Il baldacchino che ricopre il tronetto delle Reliquie realizzato in marmo bianco di Carrara è sostenuto da quattro colonne lavorate, con le splendide figure dei due angeli inginocchiati, a destra e sinistra, in atto di adorare.”

“Ecco alcune piccole meraviglie interne: la Cappella della Riconciliazione la cui scala è un invito a salire la vetta della perfezione cristiana, il cielo azzurro dipinto sulla volta raffigura il Regno di Dio. La Cappella dell’Adorazione in cui si conservò il Miracolo fino al 1636, prima di essere spostato nell’altarino fino al 1902. Il luogo corrisponde alla base del campanile, forse scelto per proteggere le Reliquie dagli attacchi degli Ottomani che imperversarono nelle zone frentane nel XVI secolo. Il convento permette l’accesso laterale alla chiesa e al complesso archeologico del monastero di San Legonziano e alla sala del Museo permanente del Miracolo Eucaristico, dove sono conservate alcune tele settecentesche, dei frammenti italici rinvenuti negli scavi del 1994, e preziosi paramenti liturgici e dei pannelli descrittivi che spiegano la storia religiosa del Miracolo e gli studi scientifici del Novecento. Gli scavi effettuati sotto l’area dell’attuale chiesa di San Francesco, hanno consentito di localizzare l’impianto della chiesa originale del Miracolo esattamente nella zona della cisterna romana, con un muro, dove è stato scoperto il lacerto dell’abside dove nell’VIII secolo, secondo la tradizione si verificò il Miracolo, antico impianto del vecchio convento di San Legonziano, accessibile attraverso una moderna scalinata dalla sala del Museo del Miracolo. Il piccolo vano dove si sarebbe verificato il Miracolo è molto semplice, in pietra grezza, ed è stato provvisto di un altare e di panche, insieme a una targa commemorativa.”

“Dopo questa lunga premessa, è arrivato il momento in questo articolo di parlare dello straordinario evento del Miracolo Eucaristico di Lanciano avvenuto circa l’anno settecento. Ciò si desume da circostanze e concomitanze storiche dovute alla persecuzione in Oriente da parte dell’Imperatore Leone III, l’Isaurico, il quale iniziò una feroce persecuzione contro la Chiesa e il culto delle immagini sacre (iconoclastia). In concomitanza della “lotta iconoclasta” nella Chiesa orientale, molti monaci greci si rifugiarono in Italia, tra essi i monaci basiliani, discepoli di San Basilio (329-379) Vescovo di Cesarea di Cappadocia (attuale Turchia Orientale). Alcune comunità di esse si rifugiarono a Lanciano. Un giorno, mentre un monaco stava celebrando la messa nella chiesa dei santi Legonziano e Domiziano a Lanciano, venne colto dal dubbio circa la reale presenza di Gesù nella Santa Eucaristia, nell’ostia e nel vino. Le fonti dell’epoca non hanno tramandato l’identità del sacerdote, specificando solo che si trattava di un religioso di rito bizantino appartenente all’ordine dei basiliani. Un documento del 1631 descrive il sacerdote in questione come «non ben fermo nella fede, letterato nelle scienze del mondo, ma ignorante in quelle di Dio; andava di giorno in giorno dubitando se nell’ostia consacrata vi fosse il vero Corpo di Cristo e così nel vino vi fosse il vero Sangue». Dopo che ebbe pronunciato le parole della consacrazione, secondo quanto tramandato dalla tradizione l’ostia si trasformò in un pezzo di carne sanguinante, mentre il vino si tramutò in sangue, successivamente coagulatosi in cinque grumi di diverse dimensioni. Il sacerdote diede allora notizia ai fedeli presenti in chiesa di ciò che era accaduto.”

“La sua reazione di fronte alla inattesa mutazione che coinvolse anche le specie sacramentali fu che: “Da tanto e così stupendo miracolo atterrito e confuso, stette gran pezzo come in una divina estasi trasportato; ma, finalmente, cedendo il timore allo spirituale contento, che gli riempiva l’anima, con viso giocondo ancorché di lacrime asperso, voltatosi alle circostanti, così disse: ‘O felici assistenti ai quali il Benedetto Dio per confondere l’incredulità mia ha voluto svelarsi in questo santissimo Sacramento e rendersi visibile agli occhi vostri. Venite, fratelli, e mirate il nostro Dio fatto vicino a noi‘”. E’ il sentimento comune che si accompagna ad ogni esperienza di Dio e del suo misterioso agire con i figli degli uomini. Il pane e il vino, investiti dalla forza creatrice e santificatrice della Parola, si sono mutati improvvisamente, totalmente e visibilmente in Carne e Sangue. Non abbiamo nessun elemento in mano che ci permetta di fissare il giorno, il mese o l’anno preciso in cui l’Evento si è verificato, ma una dolorosa vicenda datata all’anno 725 e che determinò un incremento del flusso migratorio dei monaci greci in Italia, tra cui la piccola comunità approdata a Lanciano possono far ritenere fondatamente e ragionevolmente con buona approssimazione che il Miracolo si sia verificato tra gli anni 730-750 dell’era cristiana.”

“Prescindendo dai positivi risultati della ricerca scientifica, chi desidera conoscere la storia e il culto delle Reliquie del Miracolo Eucaristico, ha disponibili altri dati informativi disseminati nel tempo; tuttavia non dovrebbe sorprendere nessuno la scarsità del materiale documentario su un evento che risale al 700 d.C.. Purtroppo e non solo dalla frequentazione archivistica, ma anche da altre fonti risulta di constatare la scomparsa sconsiderata di documenti e la distruzione incosciente di pergamene avvenuta in Lanciano e altrove.  Pertanto, il primo documento scritto risale al 1631 e riferisce nei minimi particolari l’accaduto al monaco. Nei pressi del presbiterio del santuario, sul lato destro della Cappella Valsecca, si può leggere l’epigrafe datata 1636, dove in sintesi è narrato l’Evento. Possiamo aggiungere in questa sezione anche le diverse Ricognizioni sul Miracolo, verifiche storiche e giuridiche per affermare nei secoli l’autenticità del Miracolo da parte dell’Autorità ecclesiastica. La prima Ricognizione avvenne nel 1574 dall’Arcivescovo Gaspare Rodriguez, il quale constatò che il peso totale dei cinque grumi di sangue equivaleva al peso di ciascuno di essi. Questo fatto straordinario non fu verificato ulteriormente. Il peso attuale complessivo di grumi è di g. 16,505, quello di ciascuno di essi è di g. 8; di g. 2,45; di g. 2,85; di g. 2,05 e di g. 1,15. Bisogna aggiungere mg. 5 di polvere di sangue. Diversi documenti attestano a partire dal secolo XVI, la venerazione resa alle “reliquie” e l’uso che si aveva di portarle in processione in momenti di necessità gravi e urgenti. Altre ricognizioni avvennero nel 1637, 1770, 1866, 1970.”

“Siamo in Abruzzo, in provincia di Chieti, nella città di Lanciano. A due passi dalla centralissima piazza Plebiscito, nel cuore del centro storico era aperta al pubblico una chiesetta dedicata a San Legonziano, affidata dal senato e dal popolo di Lanciano ad un modesto nucleo di monaci basiliani, approdati nel capoluogo frenano come profughi. Il Miracolo Eucaristico si verificò in tale tempio e tra le mani di uno di questi monaci orientali. Recenti ricerche archeologiche confermano abbondantemente la presenza di bizantini in zona all’epoca di cui parliamo. Si sono, infatti, rinvenuti reperti ceramici decorati a bande, tipici dell’età bizantina. L’archeologo Andrea Staffa sostiene: “Esattamente al di sotto dell’attuale altare del Santuario (della chiesa di san Francesco) è stata evidenziata un’aula in muratura di conci quadrangolari di pietra, forse riconducibili all’impianto originario del luogo di culto”. Le Reliquie del Miracolo furono custodite nella chiesetta originaria sino al 1258, passando successivamente dalle mani dei basiliani in quelle dei benedettini (c. 1074) e, dopo la parentesi arcipretale (1229-1252), nelle mani dei francescani. La vicinanza del fiorente monastero di San Giovanni in Venere in quel di Fossacesia, monastero oggi affidato ai Padri Passionisti, in coincidenza con il tramonto della presenza bizantina, favorì l’insediamento dei benedettini nella chiesa di San Legonziano, appunto tra gli anni 1047 e 1076.  Successivamente la chiesa del Miracolo fu affidata al clero locale, nella persona dell’arciprete fino alla venuta dei francescani il 3 aprile dell’anno 1252. Nel 1258 i frati francescani ricostruirono la chiesa e la dedicarono a San Francesco. Questi religiosi, a loro volta, dovettero lasciare il luogo nel 1809, quando Napoleone I soppresse gli ordini religiosi. Essi riebbero il loro antico convento solo nel giugno 1953. Le reliquie, chiuse in un reliquiario d’avorio, furono custodite prima nella chiesa di San Legonziano, poi in quella di San Francesco. Al tempo delle incursioni dei turchi negli Abruzzi, un frate minore, chiamato Giovanni Antonio di Mastro Renzo, volle salvarle e, il 1 agosto 1566, partì portandole con sé. Ma dopo aver camminato tutta la notte, si trovò il mattino dopo, ancora alle porte di Lanciano. Capì allora che lui e i suoi compagni dovevano rimanervi per conservare le reliquie. Queste, una volta passato il pericolo, furono poste su un altare degno di esse, sul lato destro dell’unica navata della chiesa conventuale, chiuse in un vaso di cristallo, deposto, questo, in un armadio di legno, chiuso con quattro chiavi. Nel 1920, le reliquie furono poste dietro il nuovo altare maggiore. Dal 1923, la “carne” è esposta nella raggiera di un ostensorio, mentre i grumi di sangue disseccato, sono contenuti in una specie di calice di cristallo ai piedi di questo ostensorio. In novembre 1970, per le istanze dell’arcivescovo di Lanciano, Monsignor Perantoni, e del ministro provinciale dei Conventuali di Abruzzo, e con l’autorizzazione di Roma, i Francescani di Lanciano decisero di sottoporre a un esame scientifico queste “reliquie” che risalivano a quasi 12 secoli. Il compito fu affidato al dott. Edoardo Linoli, capo del servizio all’ospedale d’Arezzo e professore di anatomia, di istologia, di chimica e di microscopia clinica, coadiuvato del prof. Ruggero Bertelli dell’Università di Siena, che effettuò dei prelevamenti sulle sacre reliquie, il 18 novembre 1970, poi eseguì le analisi in laboratorio. Il 4 marzo 1971 e presentò un resoconto dettagliato dei vari studi fatti. Ecco le conclusioni essenziali: 1) La “carne miracolosa” è veramente carne costituita dal tessuto muscolare striato del miocardio. 2) Il “sangue miracoloso” è vero sangue: l’analisi cromatografica lo dimostra con certezza assoluta e indiscutibile. 3) Lo studio immunologico manifesta che la carne e il sangue sono certamente di natura umana e la prova immunoematologica permette di affermare con tutta oggettività e certezza che ambedue appartengono allo stesso gruppo sanguigno AB, indicando l’appartenenza della carne e del sangue alla medesima persona, con la possibilità tuttavia dell’appartenenza a due individui differenti del medesimo gruppo sanguigno, ma lo stesso della Sacra Sindone e del sacro sudario. 4) Le proteine contenute nel sangue sono normalmente ripartite, nella percentuale identica a quella dello schema siero-proteico del sangue fresco normale. 5) Nessuna sezione istologica ha rivelato traccia di infiltrazioni di sali o di sostanze conservatrici utilizzate nell’antichità allo scopo di mummificazione.

Nel 2006 il professor Silvano Fuso, membro del CICAP, prendendo come esempio la presenza di proteine nelle mummie egizie, affermò che «la conservazione di proteine e di minerali osservati nella carne e nel sangue di Lanciano non è né impossibile né eccezionale». Tuttavia, lo stesso Fuso proseguì affermando che «il caso di un corpo mummificato secondo i procedimenti conosciuti è molto differente da quello di un frammento di miocardio, lasciato allo stato naturale per secoli, esposto agli agenti fisici atmosferici e biochimici». Certo, la conservazione di proteine e dei minerali osservati nella carne e nel sangue di Lanciano non è né impossibile né eccezionale: le analisi ripetute hanno permesso di trovare proteine nelle mummie egiziane di 4 e di 5.000 anni, ma é opportuno sottolineare che il caso di un corpo mummificato secondo i procedimenti conosciuti, è molto differente da quello di un frammento di miocardio, lasciato allo stato naturale per secoli, esposto agli agenti fisici atmosferici e biochimici. Il prof. Linoli scarta anche l’ipotesi di un falso compiuto nei secoli passati: “Infatti, dice, supponendo che si sia prelevato il cuore di un cadavere, io affermo che solamente una mano esperta in dissezione anatomica avrebbe potuto ottenere un “taglio” uniforme di un viscere incavato (come si può ancora intravedere sulla “carne”) e tangenziale alla superficie di questo viscere, come fa pensare il corso prevalentemente longitudinale dei fasci delle fibre muscolari, visibile, in parecchi punti nelle preparazioni istologiche e se il sangue fosse stato prelevato da un cadavere, si sarebbe rapidamente alterato, per deliquescenza o putrefazione.”

Nel 1981 i francescani di Lanciano fecero eseguire una nuova analisi sulla carne. La relazione, stilata al termine degli esami e pubblicata nel 1982 con il titolo Studio anatomo-istologico sul “cuore” del Miracolo Eucaristico di Lanciano (VIII sec.), ribadì i risultati del 1971. La carne appare raggrinzita ma, anche idealmente distendendola, non sarebbe possibile colmare interamente lo spazio vuoto al centro dell’ostia: lo studio ritiene che lo spazio vuoto corrisponda a un ventricolo, probabilmente il sinistro, a giudicare dallo spessore del mantello miocardico. In nessuna sede sono state ritrovate tracce di sostanze conservanti. “Un’epigrafe, realizzata nel 1636, descrive così l’evento: «Circa gli anni del Signore settecento, in questa chiesa, allora sotto il titolo di San Loguntiano de’ monaci di San Basilio, dubitò un monaco sacerdote se nell’hostia consecrata fusse veramente il corpo di Nostro Signore e nel vino il sangue. Celebrò messa, e, dette le parole della consecratione, vidde fatta carne l’hostia e sangue il vino. Fu mostrata ogni cosa a’ circostanti et indi a tutto il popolo. La carne è ancora intiera et il sangue diviso in cinque parti dissuguali che tanto pesano tutte unite, quanto ciascuna separata. Si vede hoggi nello istesso modo in questa cappella, fatta da Gio. Francesco Valsecca a sue proprie spese l’anno del Signore MDCXXXVI.»”

“Le reliquie vennero chiuse in una teca d’argento e avorio, posta in un tabernacolo alla destra dell’altare maggiore. Nel 1566, nel timore che i turchi potessero profanarle, vennero murate in una piccola cappella. Dal 1636 le reliquie furono protette da una grata in ferro battuto chiusa a chiave. Nel 1713 vennero realizzati l’ostensorio e il calice in cristallo di scuola napoletana, all’interno dei quali l’ostia e il sangue sono tuttora conservati. Nel 1902 l’ostensorio fu posto all’interno di una struttura in marmo costruita sopra l’altare maggiore. Alcuni ritengono, senza però indicare fonti verificabili, che del miracolo di Lanciano si sarebbero occupati anche l’ONU e il consiglio superiore dell’OMS i quali, nel 1976, avrebbero pubblicato una relazione favorevole alla miracolosità dell’evento. Tuttavia né gli studi di Odoardo Linoli, pubblicati nel 1982, né la Santa Sede, che si occupò di Lanciano in un lungo articolo su L’Osservatore Romano del 23 aprile 1982, menzionano la presunta relazione dell’ONU e dell’OMS.”

A Lanciano nel 1273, si sarebbe verificato un secondo miracolo eucaristico: secondo quanto tramandato dalla tradizione, una donna, su invito di una fattucchiera a cui si era rivolta, gettò un’ostia consacrata nel fuoco, ma la particola si trasformò in carne, da cui sgorgò abbondante sangue. Parte delle reliquie furono portate a Offida, dove sono ancora visibili nel santuario di Sant’Agostino; per questa ragione l’episodio è tradizionalmente ricordato come “miracolo eucaristico di Offida”. Alcuni frammenti del presunto miracolo sono tuttavia conservati nella piccola Chiesa di Santa Croce, lungo Via dei Frentani a Lanciano, nel Quartiere Lancianovecchia.

FONTI

https://www.miracoloeucaristico.eu/

https://it.wikipedia.org/wiki/Miracolo_eucaristico_di_Lanciano

https://it.wikipedia.org/wiki/Anxanum