Eccellenza d’Abruzzo n. 9 – Bussi sul Tirino (PE): la chiesa di Santa Maria di Cartignano

Abruzzomania oggi visita il piccolo centro di Bussi sul Tirino. La filosofia di Abruzzomania, e lo ripeteremo all’infinito,  è che ognuno dei 305 comuni d’Abruzzo esprime almeno un’eccellenza tale da consentirgli di essere messo sotto i riflettori della notorietà turistica.

A Bussi sul Tirino abbiamo eletto eccellenza del paese la chiesa di Santa Maria di Cartignano,  un gioiello di architettura medievale eletta monumento nazionale dal 1902, dopo essere stata messa in sicurezza e resa agibile.

“E’ probabilmente un’antica “chiesa di strada”, uno di quegli edifici sacri definiti “chiese tratturali”, costruite sui sentieri delle transumanze, i “tratturi”, sui cui i pastori si muovevano continuamente con gli armenti tra Abruzzo, Molise, Basilicata e Puglia: dai rilievi del nord alle pianure del sud in autunno, e in direzione contraria nella bella stagione.

Il poeta pescarese Gabriele D’Annunzio ricorda questi sentieri d’erba e sassi in una sua poesia, “I pastori”: E vanno pel tratturo antico al piano, / quasi per un erbal fiume silente.”  … ed ogni “fiume silente” era disseminato di borghi, stazioni di posta, taverne, fontane, immagini sacre e, appunto, chiese.

Santa Maria di Cartignano, riaffiorata dalla terra nel secolo scorso, era sommersa da detriti alluvionali, ha avuto quindi presumibilmente anche la funzione di ristoro spirituale per questi pendolari della pastorizia: edificata prima dell’XI secolo, conserva tratti stilistici sia romanici che gotici.”

Vi invitiamo a visitarla perché è bella da immaginare, caratterizzata dalla mancanza della copertura centrale e da uno stato di conservazione apparentemente fatiscente, ma che trasmette a chi la visita una sensazione  di magico e misterioso. A prima vista e se non si è esperti conoscitori di monumenti ecclesiastici, appare  un rudere di una antica  chiesa benedettina. Approfondendo la conoscenza, vederla si rivela interessante e affascinante.

Trasmette inizialmente un senso di  tristezza e malinconia, ma poi tutto passa, ci si immerge nella sua storia passata e dopo aver osservato l’ossatura della chiesa, si notano  interessanti bassorilievi dei pilastri, ma su tutto risalta l’unico affresco nell’abside che ritrae il Cristo Benedicente, seduto in trono tra la Madonna e San Giovanni Battista. Sono presenti anche numerosi graffiti di epoca medievale (croci e “sandali”) sugli stipiti del portale ed a sinistra di una delle monofore della facciata risaltano due Fiori della Vita. Notevole la presenza di due iscrizioni, una più antica dell’altra, bell’esempio di “riutilizzo” di materiale architettonico. Scarsi i resti di quella che doveva essere la struttura del monastero. L’importante bassorilievo, raffigurante la morte in Croce di Cristo con figure alate che gli volano intorno e due imponenti leoni atti a voler proteggere la scultura, non è visibile perché conservato nella chiesa parrocchiale di Bussi sul Tirino.

Vediamo un po’ della sua storia: “Nel 1021 era una chiesetta dipendente da Montecassino. Lo sappiamo grazie a un atto di donazione nel quale si fa cenno a una cella di San Benedetto, ovvero una chiesetta di campagna. Nel 1065 divenne un monastero ed è a questo periodo che risale la chiesa che vediamo oggi. Nei documenti infatti si parla anche di monaci oltre che di rettori.

Nel Trecento il monastero esisteva ancora. Nel 1569 abbandonata dai monaci di Montecassino, la chiesa divenne grancia di S. Liberatore a Maiella, per poi passare, durante la metà del XVIII secolo, sotto i Celestini del Morrone. Forse a seguito del terremoto che colpì Roma nel 1231, venne ritoccata.

Tuttavia ciò non valse a permettere la lunga durata di vita della chiesa, che nel 1500 e nel 1600 venne abbandonata completamente nell’oblio. Nel XVIII secolo la chiesa fu inglobata nel territorio dell’abbazia di San Liberatore a Majella e dei Monaci Celestini del Morrone. Documenti del 1770 attestano che la chiesa era ancora in piedi e presentava una struttura a tre navate; successivamente è stata seppellita da detriti alluvionali. In seguito a lavori di scavo e ad interventi di restauro effettuati nel corso del XX secolo l’edificio è stato parzialmente ricostruito.

Dagli atti notarili del 1770 si deduce che la chiesa era ancora in piedi e presentava: “tre navi, con due altari laterali, con sacrestia, con una porta grande alla parte di settentrione, con un’altra piccola all’oriente e con rendita di duecento ducati”. Nel 1780 la chiesa viene rivendicata dai Borbone finchè nel 1899 Piccirilli la descrive come “seppellita dai lavaroni fino al ciglio delle arcate delle navi”. E’ poi definitivamente abbandonata riducendosi allo stato di rudere. Agli inizi del Novecento, risulta completamente coperta di detriti alluvionali. Nell’ultimo secolo l’edificio è stato in parte ricostruito.”

Fonte: http://www.archart.it – wikipedia – Fonte e foto: www.italianways.com – 

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