Continua il viaggio straordinario alla scoperta delle 305 Eccellenze dei 305 Comuni d’Abruzzo. Oggi Abruzzomania, con la rubrica Eccellenze d’Abruzzo, presenta la sua 46° Eccellenza, , quella del comune di Navelli in provincia di L’Aquila e il suo antico Borgo Medievale delle 14 Chiese. Ricordo che di eccellenze abruzzesi ne abbiam censite ben 305, una regina per ognuno dei 305 comuni della nostra regione, per cui ne mancano all’appello 259, tutte già selezionate! Ogni paese d’Abruzzo merita di partecipare a questo concorso di Eccellenze d’Abruzzo per mettere in mostra la sua eccellenza speciale ed avere il suo meritato riconoscimento.
Il borgo di Navelli, uno dei castelli più antichi della diocesi Valvense, fu fondato dagli abitanti di vari villaggi, a causa del fenomeno dell’incastellamento e si sviluppò in epoca medievale (VIII-X sec.) per motivi strategici e difensivi, per riunire tutti i villaggi in un unico castello sito su di un colle, una fortezza con torre (trasformata in epoca rinascimentale in campanile della chiesa parrocchiale) dove potersi rifugiare in caso di pericolo, costruendo intorno ad essa le rispettive case. Da evidenziare alcune delle chiesette medievali che appartenevano ai citati villaggi, come la chiesa di S.Maria in Cerulis che anticamente faceva parte del “Vicus Incerulae” e al tempo dei Vestini era un tempio dedicato ad Ercole Giovio.
Navelli è storicamente un centro agricolo e pastorale conosciuto nel mondo per la produzione dello zafferano dell’Aquila DOP. L’”oro rosso” qui cresce sano e purissimo ma, anche se il più prezioso, non è l’unico prodotto che caratterizza il borgo, infatti sono da citare anche l’olio d’oliva, uno dei pochi extravergini della zona, le mandorle e i ceci, piccoli e saporiti, ma decisamente una delle cose più belle da vedere è lo storico borgo medievale con il suo centro antico che si aggrappa alla collina dove si erge in cime il palazzo baronale Santucci, ricavato dal castello predetto. La porzione est del borgo, attorno l’ex chiesa di San Giuseppe, è purtroppo in rovina per abbandono, anche se dopo il terremoto del 2009 si sono fatti progetti per il recupero, in parte andati in porto con il restauro delle chiese e di antiche case. Le case si caratterizzano per la muratura in pietra locale, attaccate le une alle altre, sfruttando l’orografia e le antiche mura medievali che sono state inglobate insieme alle porte, di cui rimangono i toponimi; caratteristici i supportici e gli angiporti, il tutto cinto da mura e rivolto ad oriente.
L’unica chiesa del centro era intitolata a S. Pelino, protettore del borgo, ma in seguito fu costruita la chiesa di San Sebastiano, sita al di sotto della fortezza, divenuto patrono in epoca rinascimentale, che godeva del titolo di arcipresbiterato (di cui godeva anche l’antica chiesa di S.Maria in Cerulis) . Le nuove abitazioni furono costruite all’altezza di una delle ville che concorsero alla fondazione del paese, la “Villa di Piceggia grande”, e in epoca rinascimentale si ampliarono fino alla “Villa di Piceggia piccola”. Ancora oggi il paese è suddiviso in due parti: una medievale chiamata “Spiagge grandi”, da Piceggia grande, e l’altra rinascimentale chiamata “Spiagge piccole”, da Piceggia piccola. Dopo il forte terremoto del 1456 il paese fu in parte ricostruito e sulle mura di cinta, spostate più a valle, nel seicento furono inglobati diversi palazzetti signorili che, restaurati dopo il terremoto del 1703, presero le tipiche caratteristiche del barocco, come il palazzo Onofri con annessa cappella gentilizia e una loggia, nella zona delle spiagge grandi al quale era annessa una delle cinque porte di accesso al paese “Porta Villotta” detta anche “Porta Sud”.
Secondo una tradizione, priva di un’attendibile documentazione, il nome del paese deriverebbe da Nava che vuol dire conca riflettendo la posizione geografica del paese, ma ancor più remota è la leggenda popolare secondo la quale il paese originariamente portava il nome di “Novelli“, poichè nato dall’unione di Nove ville: Villa del Plano, Villa della Piceggia (o Piaggia) Grande, Villa della Piceggia (o Piaggia) Piccola, Villa di S.Maria In Cerulis, Villa di Sant’Angelo, Villa di Turri, Villa dei Pagani, Villa del Colle e Villa di Santa Lucia. Secondo la leggenda gli abitanti dopo aver partecipato alle crociate in Terra Santa, per ricordarle, decisero di trasformare il nome del paese da Novelli a Navelli e di introdurre uno stemma civico per far rimanere duratura l’impresa nel tempo. Tale arma da principio era rappresentata da una “nave flottante sul mare, con un sinistrocherio di carnagione, uscente dalla prua della nave, impugnante l’asta di una croce latina movente dalla nave” con il motto “In Medio Mari Portum Teneo” e in seguito fu rappresentata da “una nave flottante sul mare, sostenente cinque banderuole, caricate di una croce in campo d’oro” il tutto cimato da una corona Ducale con il motto “Navellorum Merito Coronata Fideltas”. Questa leggenda è attendibile solo in parte perché nel 1092 in una Bolla del monastero di S.Benedetto in Perillis il paese è menzionato come “Navellum“, e non “Novellum”, e in quel periodo le crociate ancora non erano iniziate. Nel 1184 nel Catalogum Baronum viene citato Navellum, come castello di due Militi, che può far pensare che le prime abitazioni sul colle furono fatte erigere da due militi crociati. Infine negli antichi scritti rinvenuti le ville non risultano essere mai stati nove ma sei.
Altra eccellenza del borgo è la chiesa di Santa Maria in Cerulis edificata sulla zoccolatura del tempio romano dedicato ad Ercole, protettore dei pastori, che fa comprendere il ruolo primario della pastorizia nell’economia delle genti del territorio. Segni della dominazione longobarda si hanno nei nomi di alcuni luoghi, come ad esempio Civitaretenga, degenerazione di Civita di Ardenga. La conversione al cattolicesimo dei Longobardi, nel 680, permise la diffusione sul territorio delle Comunità monastiche, con l’Abruzzo cinto da monasteri che segnarono la storia dell’Italia Centrale e nel VI-VII sec. e la costruzione di chiese di campagna che ricoprirono un ruolo fondamentale per l’affermazione del potere monastico sul territorio e del potere ecclesiastico, essendo punto di contatto diretto con il popolo. Chiesa che con la sua diffusione capillare era diventata l’industria più importante del tempo, e con l’accentramento del potere economico nelle sue mani, ciò comportò la sottrazione di autorità ai signori e principi locali ai quali era demandato l’onere di garantire sicurezza e così attorno alle chiese di campagna si formarono piccoli insediamenti, dove si trasferirono le famiglie di contadini che prestavano la loro opera nei campi.
Il borgo di Navelli inizia così a prendere forma nell’XI sec. con l’espansione di Piceggia Grande che si collocava sul sito oggi occupato dal Palazzo Baronale e dalla chiesa di San Sebastiano, scelta di questa villa non casuale perché era garantito l’approvvigionamento idrico, circostanza basilare in un territorio povero di acqua superficiale. Alla fondazione di Navelli concorsero determinate ville, ognuna delle quali aveva una chiesa al suo interno, i cui nomi si deducono dai Chronicon delle comunità monastiche del territorio, e, ad esempio, in quello Volturnense sono riportate: San Savino, attorno alla quale si è sviluppato Villa del Plano; San Pelino, appartenente a Villa di Piceggia (Piaggia) Grande; Santa Maria in Cerulis, arcipretale nella Villa omonima; San Angelo, Prepositura nella Villa omonima; Santa Maria di Lapide Vico, probabile chiesa di Santa Maria di Piedevico. L’abitato era cinto di mura sulle quali si aprivano due porte, la Porta di San Pelino che chiudeva la viabilità principale di accesso al borgo dalla piana, ed una porta ad occidente che doveva chiudere un percorso proveniente da Civitaretenga.
Il borgo tra l’XI e il XV sec. aveva un impianto urbano caratterizzato da case a schiera con la viabilità a pettine. I corpi di fabbrica, caratterizzati da una cellula base di matrice quasi quadrata delle dimensioni di 4/4,5 metri, erano a uno o due livelli con l’unità immobiliare ad un solo livello che poteva avere diverse funzioni, da bottega, stalla o abitazione. Altre importanti opere sono state la costruzione della chiesa di San Sebastiano sulle vestigia di San Pelino, infine sul tracciato murario si aprivano tre ingressi al borgo: Porta Santa Maria ad occidente, Porta Macello a sud-est e Porta Villotta, annessa al palazzo Onofri, ad oriente.
Numerose le chiese che si fa fatica anche ad elencare: iniziamo con la Chiesa della Madonna del Rosario, edificata nel settecento di forme barocche, la Chiesa cimiteriale di Santa Maria in Cerulis, in aperta campagna, simbolo dei tratturi abruzzesi, per la particolarità e la solennità dell’architettura. risalente al XI secolo sorta sulle rovine di un antico tempio dedicato a Hercules Iovius Cerere, in cui nel medioevo nei suoi sotterranei venivano sepolti i morti del paese e dove sono state trovate 45 mummie medievali in ottimo stato di conservazione; la Chiesa cimiteriale del Suffragio di epoca rinascimentale-barocco, l’Oratorio della confraternita del Gonfalon di epoca barocca, la Chiesa Parrocchiale di San Sebastiano del 1631 in stile tardo-barocco, la Chiesa della Madonna del Campo, dall’aspetto rinascimentale rurale esterno e interno neoclassico, la Chiesa di San Girolamo, piccolo lazzaretto per gli ammalati e ricovero di pellegrini che passavano lungo il Tratturo Magno, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie del XV secolo in stile rinascimentale da non confondere con la chiesetta della Madonna delle Grazie in territorio di Civitaretenga. Tra le Chiese di Civitaretenga segnaliamo la Chiesa di Sant’Egidio del XII secolo, antica chiesa parrocchiale prima che fosse costruita l’attuale parrocchia di San Salvatore, la Chiesa di Sant’Antonio di Padova: in campagna, la Chiesa madre di San Salvatore del XII secolo, la Chiesa della Madonna dell’Arco in campagna verso la fonte vecchia, con gli altri altari dedicati alla Natività di Cristo e all’Annunziata e infine la Chiesa di Santa Maria delle Grazie del XII secolo.
In questo straordinario borgo non potevano mancare innumerevoli architetture civili come il Palazzo Baronale Santucci fortificato del 1632, residenza dei feudatari di Navelli, il Palazzo Francesconi già Cappa già Mancini, palazzo seicentesco con annessa cappella gentilizia (San Pasquale), il Palazzo Piccioli già Marchi già Mancini di impianto seicentesco con annessa cappella gentilizia (San Gennaro e Rosario), il Palazzo Onofri del 1498 situato nella parte medievale del paese “Spiagge Grandi” ed annesso ad una delle cinque porte di accesso al paese, “Porta Villotta” detta anche “Porta Sud”, Villa Francesconi con cinque ingressi con cancelli in ferro battuto edificata nel 1752 il più grande e pregevole palazzo con pregevoli dipinti, lo scalone monumentale, la cappella gentilizia, un pregevole pozzo in pietra, un parco di quattro ettari, pregevoli decorazioni della facciata tra cui il cornicione monumentale e la finestra principale dove sono scolpiti i nomi di Gesù, Giuseppe e Maria. Per le architetture militari si annoverano Porta San Pelino o Porta Nord, la più caratteristica delle porte di Navelli, medievale, con arco gotico ogivale; Porta Villotta o Porta Est, arco gotico attaccato alle mura; Porta Macello o Porta Sud; Porta Santa Maria o Porta Ovest e infine la Necropoli di Navelli del II-I secolo a.C., sita presso l’area cimiteriale di Santa Maria in Cerulis,
Molto interessante e da visitare il borgo di Civitaretenga, anticamente chiamata “Civitas Ardingae”, sita dove sorgeva l’antica città vestina di Cincilia distrutta dal console Giunio Bruto Sceva verso l’anno 430 di Roma, risorto intorno al IX secolo assieme a quello di Navelli, sopra un colle per evitare saccheggi di popolazioni barbare come i Saraceni e Ungheri, che per la sua posizione impervia, ha conservato il suo aspetto originale, fiorendo nell’arte della marcatura grazie agli ebrei, che ebbero concessioni dai reali di Napoli Ladislao di Durazzo e Giovanna II di Napoli, beneficiando della coltivazione dello zafferano di Navelli. La struttura del paese è dominata dal borgo fortificato, chiamato castello, per differenziarlo dal sobborgo del Ghetto, che sorge attorno la chiesa madre. Nel centro storico riveste particolare interesse l’attuale Via Guidea.
Anticamente (dal 1200 D.C. fino al 1500) questa strada portava il nome di via Giudea a testimonianza della presenza di un ghetto ebraico, percorso coperto, realizzato con un’articolata sequenza di archi di sostegno delle abitazioni sovrastanti, che porta nel cuore dell’antico quartiere ebraico, fino alla Piazza Giudea, quello che dai civitaresi viene chiamato “ju buch” (il buco) o “ru busc“per la sua conformazione angusta e stretta, con un’architettura originale e molto articolata. Il ghetto era piccolo e raccolto intorno alla Sinagoga, ancora oggi è un luogo intriso di fascino.
Il borgo ha un’interessante presenza ebraica già dal XII secolo nel quartiere della parrocchia di San Salvatore, con la sinagoga presso il palazzo Perelli, che la ingloba come cappella palatina, modificando simboli cabalistici con il Trigramma di Cristo, con il Ghetto ebraico in cui si trova il nucleo più storico distinto in due zone, quella del castello e l’altra del cosiddetto ghetto, caratterizzato da brevi e stretti vicoletti, risalente al periodo tra il XII ed il XV secolo, di cui molte tracce sono andate perse nei tentativi successivi di eliminarne la presenza, coprendo gli stipiti contraddistinti da simboli giudaici con simboli cristiani, in particolare con il simbolo di S. Bernardino da Siena, il cristogramma IHS.
Navelli, un borgo dotato di una bellezza rara e unica, incredibile e affascinante, paese dell’”oro rosso”, con una storia millenaria e straordinaria, forse il più ricco di chiese nell’intero panorama abruzzese e non solo. Appello agli abruzzesi, spero pochi, che non lo hanno ancora conosciuto, non indugiate perché deve essere scoperto e visitato immediatamente … prima che sia troppo tardi 😊.
Fonti:
Foto: by Abruzzomania
https://it.wikipedia.org/wiki/Navelli
http://www.mondimedievali.net/Castelli/Abruzzo/laquila/navelli.htm