Continua il viaggio straordinario alla scoperta delle 305 Eccellenze dei 305 Comuni d’Abruzzo. Oggi Abruzzomania, con la rubrica Eccellenze d’Abruzzo, presenta la sua 43° Eccellenza, una delle più ammirevoli della regione, quella del comune di Castelli, in provincia di Teramo, la Cappella Sistina della Maiolica. Ricordo che di eccellenze abruzzesi ne abbiam censite ben 305, una regina per ognuno dei 305 comuni della nostra regione, per cui ne mancano all’appello 262, tutte già selezionate! Ogni paese d’Abruzzo merita di partecipare a questo concorso di Eccellenze d’Abruzzo per mettere in mostra la sua eccellenza speciale ed avere il suo meritato riconoscimento.
L’antico borgo di Castelli, straordinario gioiello che si erige tra i monti perfetti e protettivi dell’Abruzzo teramano, situato nella valle del Mavone, arroccato tra i torrenti Rio e Leomogna, sotto il Monte Camicia, ai piedi del massiccio del Gran Sasso, patrimonio della cultura nazionale, capitale della Maiolica” e sede e custode della Cappella Sistina della maiolica, costituisce una delle perle più preziose della provincia di Teramo non solo per l’amenità del luogo, per i suoi monumenti e memorie storiche, ma anche e soprattutto per il suo ricco patrimonio artistico che vive e prospera grazie all’operosità di molti artigiani che da secoli si tramandano, di padre in figlio, la maestria e i segreti della ceramica. Un paese ricco di un bene prezioso: la ceramica, famoso nel mondo per la produzione di ceramiche di straordinaria qualità e raffinatezza, che detiene un ruolo nella storia della maiolica italiana di primissimo piano, riconducibile al periodo che va dal XVI al XVIII secolo.
La ceramica (dal greco antico κέραμος, ‘kéramos’, che significa “argilla”, “terra da vasaio”) è un materiale inorganico e molto duttile allo stato naturale, rigido dopo la fase di cottura con cui si producono diversi oggetti, come stoviglie, oggetti decorativi, materiali edili (mattoni, piastrelle e tegole), rivestimenti per muri e pavimenti di abitazioni. Il colore del materiale ceramico varia a seconda degli ossidi cromofori contenuti nelle argille (ossidi di ferro, da giallo, arancio, rosso a bruno; ossidi di titanio, da bianco a giallo) e può essere smaltato e decorato.
L’arte ceramica di Castelli, in Abruzzo, ha origini antichissime, ma è divenuta celebre nel Cinquecento. Furono la buona fattura delle maioliche, le decorazioni vivaci, ma anche l’economicità dei prodotti, dovuta a innovativi sistemi produttivi, che fecero di Castelli uno dei centri più apprezzati per quest’arte, soprattutto nel Seicento. Vari gruppi familiari abruzzesi produssero ceramiche di Castelli, a partire dal Cinquecento fino all’inizio dell’Ottocento e si sono succedute nei secoli nell’intento di far splendere ogni angolo di arte e storia, le famose Famiglie di Ceramisti tra cui ricordiamo la Famiglia De Dominicis, la Famiglia Fuina, la Famiglia Gentili (conosciuta anche come Gentile), la Famiglia Grue, la Famiglia Paolini e la Famiglia Pompei.
In questo contesto di straordinarie meraviglie, brilla una luce, la chiesa cinquecentesca di San Donato (non è nota l’epoca in cui essa fu stata dedicata al santo), che sorge poco fuori lo splendido borgo abruzzese, monumento che rappresenta un unicum nell’ambito del patrimonio ceramico italiano ed un bene culturale di impareggiabile valenza, di cui l’intero Abruzzo dovrebbe andare fiero e che purtroppo in pochi conoscono. La Chiesa fu eretta nel XVI secolo e nacque anticamente come cona che significa chiesetta di campagna, una cappella monumentale agreste dotata di uno straordinario pezzo raro di soffitto a maiolica, che costituisce, assieme al coevo vasellame farmaceutico denominato Orsini-Colonna, il punto di partenza ideale di una produzione successiva che godette di grandissima fama, in Italia e all’estero, tanto che una delle raccolte più importanti di ceramiche di Castelli è oggi conservata al museo dell’Ermitage, a San Pietroburgo.
L’edificio venne dedicato alla Madonna del Rosario nel XV secolo, fu ampliato agli inizi del Seicento, fino a prendere la forma attuale e nel 1963 questa chiesa fu definita dallo scrittore Carlo Levi con l’incredibile appellativo di Cappella Sistina della Maiolica, per via del suo splendido soffitto maiolicato, unico in Italia e dallo studioso di Oxford, Timothy Wilson, “una delle imprese più ambiziose della maiolica italiana sul finire del Rinascimento”. E’ un’impresa decorativa di vaste proporzioni, interamente costituita di tavelle decorate a maiolica, di dimensioni 20×40 cm, in circa 1000 (attualmente 800) esemplari, risalenti al 1615-1617 circa 400 anni fa che diedero vita al cosiddetto “stile San Donato“ che ha alimentato per secoli la operosità delle botteghe castellane che hanno prodotto in notevole quantità pezzi di rara bellezza e originalità per motivi devozionali o commerciali, facendone una delle tematiche tipiche dell’artigianato locale, assieme al “paesaggio” e al “fioraccio“.
Per la realizzazione dei mattoni del soffitto spiovente, anche se quelle attuali sono copie degli originali trasferiti nel Museo civico di Ceramiche, la chiesa è considerata un caso unico di eccezionalità artistica nel panorama mondiale. Opera unica nel suo genere, è in parte esposta al Museo della Ceramica di Castelli che conserva le tavelle rotte o deteriorate. La realizzazione viene attribuita ai ceramisti della famiglia Pompei, in particolare ad Orazio Pompei, anche se l’opera di decorazione della chiesa fu un lavoro che coinvolse tutti i decoratori del paese, mentre il risanamento e il restauro furono realizzati a cura delle Antiche Fornaci Giorgi, attorno al 1972.
I temi raffigurati sulle mattonelle sono vari: simboli araldici, animali apotropaici, scritte religiose e modi di dire, decorazioni floreali, disegni geometrici semplici. Il soffitto si deve nella sua realizzazione all’opera degli abitanti castellani, che lo realizzarono per devozione come ex voto alla Vergine Maria, e i maiolicari castellani riuniti in una apposita confraternita, attuarono questo progetto per produrre un opera che tramandasse ai posteri una testimonianza dell’alta qualificazione raggiunta dalla loro categoria. Pertanto fecero realizzare questi 800 sacri mattoni tra il 1615 e il 1617, con scene di santi, beati, scene di vita di Cristo e Maria e dell’Antico Testamento, come attesta una scritta latina dipinta su una sequenza di mattoni, che dice: “le genti della terra di castelli fecero questo soffitto ad onore di Dio ed allo stesso tempo a perpetua memoria della Beata Vergine Maria”. Le capriate spioventi sono divise in comparti con allineamento di cinque mattoni in fila, trattenuti da travicelli.
In origine nella Chiesa vi erano più di mille mattoni che durante i secoli hanno subito diverse traversie: quando gli inverni erano rigidi e sul tetto della Chiesa si accumulava molta neve, dal momento che le tegole gravavano il loro peso direttamente su detti mattoni, alcuni di essi si rompevano; certuni cadendo si frantumavano, altri spaccati a metà e rimasti in bilico, venivano tolti e sostituiti con altri integri e con decorazioni generiche. Il nuovo soffitto degli anni sessanta ha sostituito quello vecchio risalente al cinquecento, costituito sempre da maioliche copie dei mattoni originali, che nel frattempo erano stati impiegati per il pavimento, subendo il degrado dei piedi dei fedeli che li calpestavano e nel secolo scorso furono prelevati dalla chiesa e trasferiti nel Museo delle Ceramiche di Castelli, dove sono attualmente custoditi ed esposti al pubblico. Il soffitto, a causa delle deformazioni intervenute nelle travature, dovette perdere diversi mattoni, ma è stato oggetto di un radicale restauro nel 1968, con il consolidamento e la sostituzione delle strutture lignee. In tale occasione sono stati anche sostituiti i mattoni perduti o deteriorati, ma alcuni esemplari originali furono depositati nella locale Raccolta Civica.
La illustrazione del soffitto, raro monumento, fu un’impresa decorativa di rilevanti proporzioni, storicamente connotabile quale l’espressione d’un preciso clima culturale, quello controriformistico e delle predilezioni e delle esigenze celebrative di una classe sociale, quale appunto baronale ed alto prelatizia dei committenti. La decorazione del soffitto in legno adornato con mattoni maiolicati con raffigurazioni, su fondo blu, di profili di uomini e di donne, scritte con preghiere, segni zodiacali ed ornati vari, nei colori giallo, arancio e verde ramina, ha come caratteristica la presenza di temi geometrici e stereometrici, dal ricercato effetto di trompe l’oeil, a triangoli, a rombi, a lacunari e rosoni, con motivi radiali, e poi ornati, girali, foglie d’acanto, festoni floreali e frutti dal sapore cinquecentesco, e decorazione anche di fauna, di volatili, cani da caccia, levrieri, cavalli da corsa, piccoli cervi, serpenti e lepri. Tra gli episodi tratti dalla Bibbia abbondano i motivi cari al repertorio decorativo dei ceramisti come il nodo di re Salomone, il sole a raggi taglienti e serpentiformi, il raro partito ornamentale a treccia, e ancora stemmi delle famiglie nobiliari che ebbero in feudo Castelli: i De Sangro, i D’Aquino, i Brancaccio. Suggestiva e di rara forza espressiva è la decorazione “contemporanea” figurata molto particolareggiata con una ricchissima serie di immagini degli abiti alto borghesi maschili e femminili ritratti dal vero, dovuti a ceramisti dal forte talento di caratterizzatori, veri e propri pittori di fisionomie che costellano il soffitto.
Castelli non è solo “il soffitto della Sistina” ma è depositaria anche di altri straordinari luoghi della cultura, come il Museo delle Ceramiche di Castelli istituito nel 1984 per promuovere la cultura e l’arte della maiolica e per salvaguardare la storia e le tradizioni locali ed è ospitato nell’antico convento dei Frati Minori Osservanti del XVI secolo e la scuola artistica “Francesco Antonio Grue” fondata nel 1906 presso l’ex convento degli Osservanti di Castelli (XVI secolo) per volontà di Beniamino Olivieri e Felice Bernabei, sindaco del paese e direttore generale di Belle Arti, trasformatasi nel 1961 in Istituto Statale d’Arte per la Ceramica e nel 2009 in liceo artistico per il Design, che ha lo scopo di ripercorrere il lavoro e l’arte delle storiche botteghe castellane, attraverso la preparazione culturale, tecnico-pratica ed espressiva dei giovani castellani. La scuola conserva una parte della prestigiosa collezione di documenti storici, incisioni, spolveri e disegni del maestri ceramisti di Castelli, in gran parte provenienti dalla bottega Gentili, oltre a una raccolta di Ceramica Contemporanea, istituita come museo nel 1986 insieme al Museo delle Ceramiche, raccolta nata in occasione di partecipazioni a mostre, concorsi, viaggi di istruzione, comprende opere di oltre 300 artisti mondiali. Infine nel borgo troviamo il Museo dell’Artigianato, i luoghi di culto e le botteghe storiche e da non dimenticare che esemplari splendidi di ceramiche castellane sono raccolti in importanti collezioni private ed esposti nei più grandi musei del mondo come il British Museum, l’Hermitage, il Louvre e il Metropolitan Museum of Art.
Fonti:
Foto by Abruzzomania
https://www.comune.castelli.te.it/scopricitta/sezione.aspx?ID=5
https://it.wikipedia.org/wiki/Maiolica_di_Castelli
https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Donato_(Castelli)
https://abruzzoturismo.it/it/castelli-e-la-cappella-sistina-della-maiolica
https://iduepunti.it/18_novembre_2016/adottiamo-la-cappella-sistina-della-maiolica