Eccellenza d’Abruzzo n. 42 – Massa d’Albe (AQ): Alba Fucens

Continua il viaggio straordinario alla scoperta delle 305 Eccellenze dei 305 Comuni d’Abruzzo.  Oggi Eccellenze d’Abruzzo presenta la sua 42° Eccellenza, una delle più storiche della regione, quella del comune di Massa d’Albe, in provincia di L’Aquila, Alba Fucens. Ricordo che di eccellenze abruzzesi ne abbiam censite ben 305, una regina per ognuno dei 305 comuni della nostra regione, per cui ne mancano all’appello 263, tutte già selezionate! Ogni paese d’Abruzzo merita di partecipare a questo concorso di Eccellenze d’Abruzzo per mettere in mostra la sua eccellenza speciale ed avere il suo meritato riconoscimento.

“Alba Fucens è sita nel comune di Massa d’Albe, in provincia de L’Aquila, paese situato nella vastissima area del Parco Regionale del Sirente-Velino, alle falde del Monte Velino, una delle montagne più alte dell’Appennino, a nord del lago Fucino, in un contesto ambientale e paesaggistico di grande fascino, su una pianura alta circa mille metri immersa in un ambiente ricco di flora e fauna, oltre che di storia, ogni anno meta di numerosi turisti che hanno voglia di godere della bellezza di questo mix di archeologia e natura incontaminata. Dichiarata monumento nazionale nel 1902, è una delle più antiche colonie latine, nel territorio degli Equi. Fu inizialmente popolata da 6.000 coloni (Tito Livio (IX, 43,25) “Soram atque Albam coloniae deductae. Albam in aequos sex milia colonorum scripta“) che vi edificarono un oppidum con una prima cinta muraria per difendersi dagli attacchi degli Equi, che non tolleravano la presenza della cittadella militare sul proprio territorio, tentando senza successo, di espugnarla, nonostante numerosi storici parlando delle sue origini siano discordi circa la sua appartenenza alla popolazione marsa o equa (Livio uno dei più attendibili la colloca in territorio equo). Fu ben presto  occupata anche dai Marsi nel IV secolo, che però dovettero fare i conti con l’avvento dei Romani che la fondarono nel 304 a.C., o secondo altre fonti nel 303 a.C. e che la chiamarono “Pian di Civita”, giunsendo in questa zona per creare il loro reparto militare dandole il nome di Alba Fucens e qui si stanziarono per la sua posizione strategica (al fine di controllare lungo il tracciato della via Tiburtina Valeria le tribù italiche tra questi in particolare i marsi insofferenti alle mire espansionistiche di Roma, che popolavano la regione), per poter portare avanti la propria espansione nell’Italia centrale.

Attorno al 303 a.c. Alba Fucens, sotto il consolato di Lucio Genucio e Servio Cornelio, fu trasformata in una delle più importanti colonie latine. Durante la Seconda guerra punica Alba inizialmente rimase fedele a Roma e, nel 211 a.C., inviò un contingente di 2.000 uomini per soccorrere Roma verso cui si stava dirigendo Annibale, ma in seguito, assieme ad altre undici colonie (Ardea, Nepete, Sutrium, Carseoli, Sora, Suessa, Circeii, Setia, Cales, Narnia, Interamna Nahars) rifiutò di fornire ulteriori aiuti e fu punita. Si trasformò successivamente in un posto dove confinare importanti prigionieri di stato, come Siface re di Numidia, Perseo re di Macedonia, Bituito re degli Arverni. Grazie alla sua ubicazione, la città fu sempre considerata strategicamente importante, soprattutto durante le guerre civili. Per tale ragione fu attaccata dalle tribù della confederazione degli italici durante la Guerra sociale, rimanendo tuttavia fedele a Roma e per il suo fiorente e ricco territorio, infatti Alba Fucens controllava la piana del Fucino, territorio paludoso e poco adatto all’agricoltura, ma che sotto l’imperatore Claudio fu bonificato e reso adatto all’agricoltura, divenendo ben presto un importante centro commerciale dell’entroterra abruzzese. Una certa attenzione veniva data anche alla transumanza perchè era sita in un’importante zona di passaggio per i pastori. Oggi Alba Fucens è il marchio top di gamma dell’Abruzzo, gioiello archeologico d’Abruzzo ed a buona ragione, perché affascina il palato culturale dei visitatori con il sito archeologico di instimabile valore, e perché sono diverse le aree archeologiche che l’Abruzzo può vantare di ospitare, e gli studiosi sono certi del fatto che ci sarebbe ancora molto da scoprire: questo perché la nostra regione ha sempre offerto alle popolazioni che hanno deciso di stanziarsi qui un’ottima collocazione e un territorio favorevole sia all’allevamento che all’agricoltura, e anche il commercio si faceva valere particolarmente.

Alba Fucens è un’antica città romana, i cui scavi non sono mai stati completati ma che ha rivelato un numero elevato di reperti, molti dei quali sono stati trasferiti al Museo Archeologico di Chieti, mentre lapidi, monete, vasi, statue e altri rinvenimenti possono essere ammirati nei musei di Chieti e di Celano. Si può godere del fascino della città anche e soprattutto “in loco” attraversando a piedi i percorsi che circondano le rovine, visitando l’Anfiteatro realizzato all’inizio del I sec. d. C. voluto dal prefetto Macrone che condannato da Caligola, per evitare la confisca dei beni decise di suicidarsi, ma prima, per lascito testamentario, fece costruire l’anfiteatro nella sua città natale  e il Pulpito della Chiesa di San Pietro in Albe, unica chiesa monastica in Abruzzo in cui la navata centrale è separata da quelle laterali da antiche colonne, in stile romanico fu costruita nel IX secolo e nel XII secolo dai monaci dell’abbazia di San Clemente a Casauria al di sopra di una cripta pagana appartenente al Tempio Romano di Apollo, non a caso osservando i muri interni della struttura si possono ancora notare incisioni in greco ed in latino oltre che dei piccoli disegni di epoca classica è una delle più belle ed esaurienti testimonianze archeologiche d’Abruzzo ancora tutto da esplorare. Fu ampliata con la creazione di tre navate; semidistrutta dal terremoto del 1915, fu ricostruita fedelmente a cominciare dagli anni Cinquanta per anastilosi mentre le quattro colonnine tortili rubate nel 1997 e ritrovate danneggiate e in stato frammentario nel 1999 sono state restaurate con la tecnica 3D grazie al progetto denominato “Art Bonus” e riposizionate nel 2019.

Le origini etniche dell’Abruzzo, con la sua storia che si snoda dalla Preistoria fino all’alto Medioevo, risalgono addirittura all’età del Bronzo e del Ferro ed i numerosi ritrovamenti archeologici hanno aiutato a fornire spiegazioni e a dare delle risposte alle domande che gli studiosi si pongono da anni.  Alba Fucens è menzionata per l’ultima volta da Procopio di Cesarea che ci tramanda come, nel 537, venisse occupata dai bizantini durante la guerra gotica, era città  ben collegata, in cui si sono conservate soprattutto le strade ortogonali create in muratura che si adattano perfettamente alla pianura erta, utilizzata anche come sito per deportare i sovrani che erano stati sconfitti da Roma, come il re di Numidia, Siface o Perseo di Macedonia, dei quali ci da ampliamente notizia Livio.

Notevoli sono i resti emersi in seguito agli scavi iniziati nel 1949 da un gruppo di lavoro dell’Università di Lovanio guidata da Fernand De Visscher, seguita dal Centro belga di ricerche archeologiche in Italia diretto da Jozef Mertens, continuati in epoche successive e da poco ricominciati. Nel secondo dopoguerra furono intrapresi per la prima volta scavi sistematici per approfondire le conoscenze storiche e culturali sulla città che hanno riportato alla luce parte dell’abitato, circondato da mura in opera poligonale e suddiviso in isolati regolari al cui interno sono collocati gli edifici pubblici e privati (da notare che ogni campagna di scavo ha sempre rivelato un nuovo aspetto). Ulteriori ricerche furono condotte a partire dal 2006 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo.

Ciò che colpisce immediatamente di questa città situata fra i 949 e i 990 m s.l.m., sono le mura ciclopiche poligonali, che delineano interamente il sito, ben conservate a difesa della città che contava quattro porte e si estendeva per ben 3 km intorno all’abitato. Le porte principali sono la porta Massima, rivolta sulla via Valeria, la porta di Massa per la via che conduceva ad Aveia nei Vestini, la porta Fellonica rivolta sul versante equicolano. Le pareti esterne, sono costruite con massi poligonali perfettamente incastonati fra di loro e le superfici sono lisciate. Si segnala la presenza di una sola torre e di due bastioni a protezione di tre delle quattro porte principali. Su uno di tali bastioni sono presenti simboli fallici che dovevano servire ad allontanare le forze malefiche.

Strutturata come un tipico forte romano, la città si sviluppa lungo una griglia di cardi e decumani ed il percorso di visita si snoda attraverso il centro monumentale della colonia e le due strade principali che sono il Cardo Maximus la via Valeria che sarebbe il “decumano” della città che viene definita via del Miliario in cui è possibile visitare i resti di un’antica domus romana divisa in vani con i caratteristici mosaici, i muri a secco, gli spazi votivi, e passeggiare fra le colonne del peristilio rialzate dagli archeologici. Di particolare fattura la pietra miliare raffigurante un combattimento di gladiatori con un’iscrizione dedicata all’imperatore Magnenzio che indica la distanza da Roma (68 miglia romane), a seguire la strada presenta una nuova via parallela definita via dei Pilastri chiamata così per l’elevato numero di pilastri che la caratterizza e che probabilmente erano delle colonne legate alle botteghe. e via dell’Elefante, delimitano l’area centrale, dove si trovano gli edifici pubblici: da nord a sud, foro, basilica, macellum, terme e santuario di Ercole. Ai lati delle strade si dispongono le tabernae dei veri e propri negozi romani che presentano ancora  la chiusura incassata delle porte, con i pavimenti originari, le condutture di piombo dei lavandini e i banconi per la mescita e permangono come edifici conservati e alcune delle abitazioni che occupavano anche le pendici delle colline.

Il ritrovo più bello e rigenerante per i Romani, si trovava dopo la lunga fila di “tabernae” ed era l’edificio delle “terme”, ed è stato facile riconoscerle soprattutto a causa dei pavimenti che presentavano le condotte per il riscaldamento che presentavano una piscina scoperta che era definita “natatio”, una sala con la vasca per l’acqua fredda che generalmente era piccola ed alta e veniva definita ”frigidarium”, una sala un po’ più piccola per bagni tiepidi ed una sala per il bagno caldo definita “calidarium”, e qui l’acqua veniva riscaldata attraverso un sistema di forni a legna e caldaie da cui si facevano partire i tubi e proprio dal forno l’acqua calda poi passava sotto il pavimento delle sale da riscaldare che erano sostenute da piccoli pilastri definiti “suspensurae” ed erano fatti in mattoni alti circa 60 centimetri. Ogni sala aveva un preciso utilizzo: c’erano spogliatoi (apodyterium) con panche che venivano forgiate in pietra e ricavate lungo tutto il perimetro della stanza; immancabile era anche il “laconicum” ossia l’ambiente con la sauna ed il bagno turco; lo “sphaeristerium” era la sala in cui venivano effettuate cere, massaggi, ginnastica mentre gli “untoria” erano le sale in cui ci si ripuliva con oli dopo la palestra. Tra le terme e la piazza con portico dedicata ad Ercole, sono state ritrovate delle scalette che conducono ad una piscina, mentre lungo la stessa strada sono visibili anche delle “latrinae”, ossia dei bagni pubblici. Andando oltre è possibile vedere la zona del “teatro” e la struttura teatrale presenta una cavea di 77 metri che ha la particolarità di essere stata ricavata nel pendio della collina, mentre proseguendo più in là per una strada di più recente resa si può giungere all’anfiteatro, raggiungibile lungo un sentiero che si distacca dalla viabilità di accesso alla collina, che fu costruito sotto Tiberio ed è perfettamente posto in asse con un decumano il cui ingresso era ricavato direttamente nelle mura perimetrali.

Tra gli edifici più importanti si segnala il forum che misura 142 metri di lunghezza per 43,50 di larghezza, su cui si affacciavano i più rappresentativi edifici pubblici cittadini: la basilica, dove si trattavano gli affari e si amministrava la giustizia, edificata con ogni probabilità fra la fine del II secolo a.C. e i primi decenni del secolo successivo; Oltrepassata la via del Miliario c’è un “macellum” o mercato, della stessa epoca e, contigue ad esso e le terme, costruite in età tardo-repubblicana, macellum riconoscibile in quanto presenta un edificio circolare con dei muri a raggiera e dei vani tutt’intorno che erano probabilmente utilizzati come botteghe e dopo il “macellum”c’è quel miliario che invece dà il nome alla strada che presenta il nome di Magnenzio, l’imperatore che subì la damnatio memoriae” adeguatamente scalfito. I resti del teatro cittadino, situato sul Colle Pettorino, uno dei tre contrafforti naturali del luogo, lasciano immaginare come fosse ricca la vita culturale di Alba Fucens finanziata dai ricchi commercianti dell’epoca.

Numerosi erano anche gli edifici religiosi come il Tempio di Iside e il Sacrario di Ercole. La città sotterranea, esplorata per la prima volta dall’archeologo irlandese Dodwell, rivela un efficiente sistema fognario (la cloaca maxima) in opus poligonale, un esempio unico in tutta Italia ancora oggetto di studio da parte di archeologici e speleologi. Sulla collina situata all’estremità occidentale dell’abitato su un preesistente tempio dedicato ad Apollo che fu inglobato, fu costruita la chiesa di San Pietro, ampiamente ristrutturata in età medievale. Danneggiata gravemente dal sisma del 1915 è stata oggetto negli anni cinquanta di uno dei migliori restauri mai effettuati precedentemente, attraverso un’anastilosi quasi completa, guidata da Raffaello Delogu. Nel villaggio di Albe, ricostruito dopo il sisma delocalizzando l’originario centro medievale si trova la chiesa di San Nicola ricostruita utilizzando parti dal sito archeologico.

Il santuario di Ercole , invece, è chiamato così in virtù della statua di Ercole, appunto, che ora si trova al Museo Archeologico di Chieti e che è stata trovata al suo interno. Si accede al santuario attraverso una ripida scala e questo ha fatto supporre che in realtà potesse non essere un edificio sacro ma un mercato e probabilmente di pecore visto che Ercole era anche il protettore dei pastori. Su lato opposto della via del Miliario c’è un’abitazione o “Domus” che presentando molti vani con pavimento a mosaico ed essendo particolarmente rifinita con pareti rifinite in grosse pietre poligonali ha fatto supporre che potesse appartenere ad un ricco signore.

Un edificio che ha particolarmente incuriosito gli studiosi è stato quello poi definito come “diribitorium”, raro nel suo genere ed utilizzato per lo spoglio dei voti : è un’area situata a nord-ovest collocata tra la “basilica” e la piazza forense la cui caratteristica è un monumentale portico colonnato di pianta rettangolare; durante le elezioni amministrative all’interno di questo luogo venivano collocate quelle che erano definite come “tabulae” elettorali che erano riferite ai cittadini che a loro volta venivano divisi in tribù e dunque si permetteva loro di entrare in questo edificio incanalandoli in file che venivano appositamente distinte all’interno di un recinto in legno che veniva creato all’occorrenza.

Fonti

Foto by Abruzzomania

https://www.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/Luogo/MibacUnif/Luoghi-della-Cultura/visualizza_asset.html?id=176914&pagename=57

https://www.romanoimpero.com/2011/06/alba-fucens-abruzzo.html

https://www.inabruzzo.it/alba-fucens.html

https://it.wikivoyage.org/wiki/Alba_Fucens

https://www.albafucens.info/