Eccellenze d’Abruzzo presenta la sua 37° Eccellenza, quella del comune di Fara San Martino, in provincia di Chieti, che con l’affascinante Abbazia Medievale e le splendide Gole di San Martino in Valle, è rappresentata sicuramente in modo egregio grazie a questa una coppia di gioielli di grande rilievo nel panorama delle eccellenze abruzzesi e ricordo che di queste ultime ne abbiam censite ben 305, una regina per ognuno dei 305 comuni della nostra regione e mancano all’appello 268 Eccellenze, tutte già selezionate! Ogni paese d’Abruzzo merita di partecipare a questo concorso di Eccellenze d’Abruzzo per mettere in mostra la sua eccellenza speciale ed avere il suo meritato riconoscimento.
” Fara San Martino, le cui prime notizie relative all’abitato sono rintracciabili nel IX e nel X secolo, periodo in cui il territorio fu colonizzato dai monaci benedettini, è un paese conosciuto soprattutto per essere una delle capitali mondiali della pasta, ma ciò che lo rende borgo misterioso e affascinante è dovuto alla presenza degli straordinari resti del Monastero di San Martino in Valle raggiungibili dopo aver attraversato le Gole di Fara San Martino, una sorta di forra formata dall’erosione del torrente Verde. Da qui si arriva alla meraviglia del Monastero di San Martino in Valle, gioiello benedettino incastonato nella roccia, recentemente riportato alla luce e celato dalle Gole di Fara San Martino, impressionante spaccatura nella montagna che dà accesso alla spettacolare splendida cornice naturale del vallone di Santo Spirito, lungo 14 km su un dislivello di ben 2400 m, che scende dalla sommità della Maiella fin sotto al paese.”
“Si accede a questo misterioso monastero tramite un sentiero accessibile a tutti, impressionante da attraversare, si supera infatti un ‘varco’ tra due montagne rocciose largo poco meno di due metri, per arrivare alla visione magica del monastero. Secondo antiche leggende sarebbe stato fondato dallo stesso San Benedetto, ma certo è che divenne un luogo di rifugio e spiritualità per monaci ed eremiti, e a questo punto aggiungiamo leggenda a leggenda affinché si sappia che secondo alcuni, sorge sulle ceneri dell’antico cenobio di San Martino Eremita, e fu proprio lui a creare questo varco con una leggendaria impresa che gli consentì di aprire la roccia con la forza dei gomiti per favorire l’accesso alla montagna dei faresi e per costruirvi poi la Chiesa di San Martino in Valle. La prova? I solchi dei gomiti ancora visibili sulle rocce, due profondi incavi nella montagna livellata, lasciati dal santo. Il passaggio è lungo circa 50 m e percorrerlo si ha l’impressione di penetrare dentro la montagna.”
“Si, dirà qualcuno, parliamo di rovine, ma che conservano uno spettacolare fascino, un’emozione unica che solo andando in quel luogo si può percepire. Dopo aver attraversato queste magiche gole simili a canyon, ci si trova di fronte allo spettacolo dei resti di un eremo in mezzo al nulla! Questo antico monastero nascosto tra le gole della Maiella e ancor ben tenuto nonostante siano trascorsi tanti secoli, divenne così un luogo di rifugio e spiritualità per monaci ed eremiti. Antiche rovine di un monastero che nel pieno del suo splendore sarà stato incredibilmente suggestivo.”
“Un luogo magico e mozzafiato, nel meraviglioso Parco Nazionale della Majella, dove le pietre sembrano raccontare la storia di popoli vissuti migliaia e migliaia di anni fa, che trattiene secoli di storia, di arte e di natura incontaminata, in un contesto che emana uno splendore indescrivibile. Scopriamolo un po’ più da vicino: il monastero ha una storia molto antica, era un’abbazia benedettina, ma la sua esistenza sarebbe già documentata da un diploma dell’imperatore Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno, che riporta la data del 20 giugno 839 anche se le prime fonti storiche sulla Chiesa, che si ritiene posta all’interno del Castello di Rocca S. Martino, risalgono al 829 e la elencano tra i possedimenti del monastero di Santo Stefano in Lucania di Tornareccio, al quale era stato donato da Pipino il Breve. Certamente allora si parlava di una “cella” o ripari abitati da qualche eremita, con i secoli il cenobio si ingrandì e ottenne proprie rendite passando di proprietario in proprietario. Nel XII secolo passò sotto l’influenza del vescovo di Chieti diventando una Badia. Nel 844 passa sotto il controllo del vescovo di Spoleto e successivamente tra i possedimenti dell’abbazia di San Liberatore a Majella. La sua erezione fu determinata per atto di liberazione dal conte di Chieti Credindeo, che nel 1044 in punto di morte e per redenzione dell’anima sua e dei suoi cari dona la chiesa al venerabile sacerdote Isberto affinché la doti di un Monastero benedettino ed indipendente. Le principali testimonianze del passato sono rappresentate dai vari frammenti architettonici e scultorei del portale duecentesco e degli affreschi trecenteschi rinvenuti nell’abbazia, oltre che da una tela del XVII secolo realizzata da Tanzio da Varallo, conservata nella chiesa parrocchiale.”
Il monastero viene soppresso nel 1452 da papa Niccolò V e unito al Capitolo Vaticano, per tornare nel 1789 all’arcidiocesi di Chieti. L’abbandono definitivo avvenne l’8 settembre 1818 a causa di un’alluvione che ricoprì di detriti e ghiaie l’intero sito del Monastero e della Chiesa di San Martino in Valle, facendo sì che il luogo, abbandonato dalla civiltà, tornasse in balia delle forze della natura. Il Monastero quando è stato riportato alla luce, soltanto qualche anno fa, con grandissima fatica e non poche difficoltà, era sepolto sotto ben 12 metri di detrito alluvionale. Fu solo grazie, nel 1891, grazie agli scavi archeologici promossi dall’iniziativa popolare degli abitanti di Fara e presieduti da una commissione conservatrice dei Monumenti Nazionali della Provincia, che i resti della Chiesa riapparvero, nel loro magnifico splendore, ma purtroppo successive alluvioni nuovamente invasero il sito archeologico fino al più recente intervento per riportarlo alla luce, iniziato nel 2005 e conclusosi nel 2009 e chi lo visitava negli anni ’90 vedeva dalla ghiaia spuntare solo un muro del campanile della chiesa. I resti della struttura sono stati finalmente riportati interamente alla luce e quello che emerso è uno spettacolo magico da non perdere, dove storia, arte e architettura si incastrano alla perfezione in un vero museo a cielo aperto, e dove il Vallone di Santo Spirito si inerpica per raggiungere la cima più alta della Maiella che culmina nel Monte Amaro a 2793 metri e le Gole di San Martino, per costituire la cornice perfetta atta a mettere in scena lo straordinario splendore del monastero.
I resti dell’abbazia mostrano un cancello verso un cortile interno delimitato da un portico a tre arcate, sul lato nord del quale si trova un campanile a vela. L’interno della chiesa doveva essere su tre navate con una pavimentazione a lastre di pietra. Un muro a tre arcate separa la navata centrale da quella settentrionale, da dove di accede a quello che doveva essere il nucleo iniziale della chiesa, scavato nella roccia, che fa ipotizzare la nascita del luogo di culto come eremo. Il campanile a vela, ristrutturato nel Settecento, è sul lato nord del portico, mentre il portale della chiesa è del XIII sec.. Diviso in tre navate dalla planimetria irregolare, l’interno ha la pavimentazione a lastre di pietra nella zona presbiteriale, dove si trovano anche dei sedili in muratura che dovevano formare il coro. Dalla navata centrale si passa a quella settentrionale attraverso un muro a tre arcate sul quale sono presenti tracce di affreschi e da questo lato si accede all’ambiente più antico della chiesa, interamente scavato nella roccia, dove sono conservate due colonnine datate 1411.
La sua storia è ancora quasi tutta ancora da scrivere. Infatti i pochi documenti ritrovati sono da completare, le intuizioni e prime verifiche degli storici da confermare. Molte risposte sono da ricercare presso il prestigioso Archivio Vaticano dove sono custoditi numerosi manoscritti sulla “Abbazia di San Martino della Fara”, ma purtroppo questi documenti non sono facilmente accessibili. Quello che si sa è che le prime notizie storiche conosciute sul Monastero si intrecciano con quelle di un altro e più importante centro benedettino, l’Abbazia di Montecassino. Il 1100 coincide con un inesorabile declino degli ordini monastici. Il monastero di San Martino in Valle che aveva rappresentato un suggestivo luogo religioso ed un importante centro di economia monastica, si svuota pian piano di vita e di operosità.” Un consiglio? Andatelo a vedere!
Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Abbazia_di_San_Martino_in_Valle
Bibliografia
Luigi Mammarella, San Martino in Marrucina e S. Martino in Valle, in Abbazie e monasteri benedettini in Abruzzo, Cerchio (AQ), Adelmo Polla Editore, 1989, pp. 132-133, ISBN 88-7407-026-8.
http://farasanmartino.comunitaospitali.it/abbazia_san_martino_in_valle
https://www.fondoambiente.it/luoghi/gole-di-san-martino-e-abbazia-di-san-martino-in-valle?ldc
http://www.maiellawalking.it/monastero-di-san-martino-in-valle/
https://www.tripsinitaly.it/home/paesi-e-luoghi/san-martino-in-valle/