Eccellenze d’Abruzzo arriva in uno dei luoghi più sacri al mondo, Manoppello, per raccontare la sua 33° Eccellenza (numero non scelto a caso), quella che noi di Abruzzomania riteniamo essere l’Eccellenza Regina, l’Eccellenza più importante d’Abruzzo e del Cristianesimo, il Volto Santo … e ricordo che di eccellenze abruzzesi ne abbiam censite ben 305, una regina per ognuno dei 305 comuni della nostra regione e mancano all’appello 272 Eccellenze, tutte già selezionate! Ogni paese d’Abruzzo, anche il più piccolo, merita di partecipare a questo concorso di Eccellenze d’Abruzzo per mettere in mostra la sua eccellenza speciale ed avere il suo meritato riconoscimento!
Foto Centro Turistico TREe
“Pietro corse al sepolcro e, chinatosi, vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l’accaduto” (Lc, 24,12). Perché Giovanni – l’apostolo e l’evangelista – fu il primo che credette nella risurrezione di Gesù? Che cosa “vide” per avere “creduto” (come dichiara al versetto 8 del capitolo 20 del suo vangelo), dopo essere entrato nel sepolcro, al seguito di Pietro, in quell”’ottavo giorno” che divenne la prima domenica della storia? Il sudario, il grande fazzoletto che avvolge il capo, al contrario delle bende, era avvolto in una posizione UNICA, nel senso di singolare, eccezionale, irripetibile. Infatti, mentre avrebbe dovuto essere disteso sulla pietra sepolcrale con le fasce, era invece rialzato e avvolto. La posizione del sudario appare unica per eccellenza agli occhi di Pietro e di Giovanni, perché è una sfida alla forza di gravità”. “Che cosa ha voluto comunicarci Giovanni, ripetendo tre volte in tre versetti successivi quel suo keìmena tà othònia, quel linteamina posita come traduce la Vulgata latina? il Telo di Cristo, Volto di Cristo, “splendente come mille soli”, straordinaria sorgente d’energia. nella luce e, più propriamente, in una fiamma incandescente che se guardato con amore può riuscire ad annientare completamente le nostre forze!”
“Gesù, primo fotografo della storia, perché questa sua Immagine è simile ad una fotografia! Come autore della sua creazione e utilizzando liberamente le sue regole e i suoi mezzi, Gesù ci ha lasciato, molto prima che gli uomini intervenissero con la fotografia, uno splendido capolavoro di questa “arte”, non come opera delle sue mani, bensì, come ultima traccia della sua presenza reale nella nostra vita mortale.”
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“Nel Santuario di Manoppello (Chieti) vicino Pescara, in Abruzzo, si conserva una delle reliquie più preziose della cristianità: il Volto Santo del Signore che inonda tutti con il suo splendore. È l’immagine di un uomo con i capelli lunghi e la barba divisa a bande” che qualcuno ha definito il più grande capolavoro di tutti i tempi, se fosse stato fatto da mano d’uomo (ma l’immagine è acherotipa, cioè non dipinta da mano d’uomo), c’è chi lo ritiene essere l’espressione personale di Dio.” “Si tratta della “Veronica Romana” detta, in Abruzzo, “Volto Santo”. Caso unico al mondo in cui l’immagine è visibile identicamente da ambedue le parti, con le tonalità del colore che sono sul marrone e le labbra, leggermente colorate rosso chiaro, che sembrano annullare ogni aspetto materiale. Un velo tenue di bisso, tanto che ponendo un giornale dietro il panno, lo si può facilmente leggere anche ad una certa distanza. I fili orizzontali del tessuto sono alquanto ondeggianti, il tessuto stesso è di semplice struttura, cosicché l’ordito e la trama si intrecciano nella forma più semplice come in una normale tessitura e le misure del panno sono 17,5 di base x 24 cm. di altezza. Una reliquia tanto piccola, quanto immensa per il suo valore religioso, storico e culturale.”
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E’ per noi di Abruzzomania senza dubbio l’immagine di Cristo ed ognuno di coloro che leggerà, tragga le conclusioni che preferisce, noi siamo di questa idea! “E’ impressa, senza i pigmenti tipici della pittura, su un piccolo fazzoletto di bisso marino, tessuto preziosissimo, conosciuto da migliaia di anni, che si ricava dalla Pinna Nobilis, gigantesca cozza alta più di un metro che rimane attaccata alla terra sotto il fondale marino grazie a una peluria da essa prodotta, che viene utilizzata per ottenere un filo sottilissimo, filo con cui è tessuto il telo del Volto Santo.” “Porta impressa l’immagine del Volto di Nostro Signore con chiari segni di ferite e di ematomi e possiede alcune proprietà straordinarie come il fatto che essa è visibile alla stessa maniera da entrambi i lati, essendo il telo molto trasparente, inoltre l’immagine risplende e si modifica a seconda della posizione e dell’intensità della luce (ciò che sarebbe una proprietà del bisso marino). Il velo è conservato in una preziosa cornice posta sull’altare maggiore della chiesa dei cappuccini della cittadina. A differenza della Sindone di Torino, che raffigura la sagoma di un uomo torturato e ormai deceduto, quindi con gli occhi chiusi, il Santo Volto di Manoppello rappresenta il volto di un uomo terribilmente torturato e sofferente, ma vivo e con gli occhi aperti.”
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“Ciò può significare una delle due cose: o l’immagine si è formata prima del decesso durante il supplizio della Via Crucis (si tratterebbe del racconto della Veronica che asciuga il Volto martoriato del Signore sulla via del Calvario, storia a noi pervenuta piuttosto tardi (VI-VII secolo) tramite l’apocrifo Atti di Pilato, oppure si tratta del secondo Sudario, posto nel sepolcro del Signore sopra la Sindone, diverso da quello della deposizione di Oviedo. Se questa seconda ipotesi fosse quella giusta, il Volto Santo starebbe a testimoniare la resurrezione dell’Uomo che rappresenta. Su queste tre santissime reliquie la scienza ha voluto fare le sue indagini, soprattutto sulla Sindone, dichiarandole tutte e tre un mistero, cioè non spiegabili con alcuna delle scienze umane. Non si tratta quindi di opere artificiali, perché, tra l’altro, manca qualsiasi traccia di colore sui tre tessuti. Molte ricerche sono state fatte da diverse branche della scienza: dalla medicina alla storia della tessitura, dalla chimica e fisica all’ottica e alla botanica (ricerca dei pollini impigliati nel tessuto della Sindone). Nessuno ha potuto trovare spiegazioni scientifiche e razionali su come le immagini si siano potute formare. L’unico test negativo, è quello del carbonio 14 realizzato sulla Sindone, che però, asseriscono taluni scienziati, sarebbe stato fatto con metodologie inadeguate che non tenevano conto delle condizioni chimico-fisiche delle varie vicende cui fu sottoposta la reliquia e del calore sprigionato dal fuoco nella cappella di Chambéry.”
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Tre immagini dunque che qualcuno ha provato a sovrapporre, nonostante le loro differenze oggettive e che danno origine ad un unico volto di Uomo. I sudari per ora riconosciuti come reliquie di Cristo sono tre. Il più importante è il lino della Sacra Sindone di Torino in cui fu avvolto il corpo del Signore nel sepolcro e vi è rimasta impressa l’immagine su tutta la sua lunghezza sia di faccia che di spalle. Sono visibili i segni delle torture subite: fuoruscite di sangue e di siero, flagellazione, coronazione di spine, perforazione di mani e piedi dovuti alla crocefissione, tutta la narrazione evangelica della Passione. Poi abbiamo il Sudario di Oviedo, un drappo di lino utilizzato probabilmente da Giuseppe d’Arimatea, dopo la morte del Nazareno, per far uscire dalla bocca e dal naso di Gesù il sangue accumulato che non mostra i lineamenti ben tracciati del Volto e del Capo del suppliziato, con estese chiazze del preziosissimo sangue soprattutto in corrispondenza del naso e della bocca, conservato nella Cattedrale del capoluogo delle Asturie. Infine abbiamo il Volto Santo di Manoppello. Secondo uno studio scientifico, la sovrapposizione di queste tre reliquie fatta in modo cronologico darebbe vita ad unico Volto. Se sopra il volto raffigurato nella Sindone, quindi, sovrapponiamo il lino di Oviedo e infine il Volto Santo, tutto sembra coincidere: ferite, parti anatomiche, proporzioni del viso, segni della passione. A parte il gruppo AB sanguigno coincidente con la Sacra Sindone, le macchie ematiche combaciano perfettamente con quelle del Sudario di Oviedo e con le tracce che troviamo nel Volto Santo.
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Ma andiamo per ordine: raccontare come il Volto Santo sia giunto a Manoppello è come raccontare la trama di un romanzo giallo. Iniziamo dal 705 quando compare a Roma con il nome di Veronica e nello stesso anno scompare da Costantinopoli l’immagine di Camulia (si tratta della stessa “cosa” che nei diversi posti e in tempi diversi cambia nome). Si arriva al 1204 quando l’impero Romano d’Oriente, detto Bizantino, era ancora potente, con il Papa restio a mostrare questa immagine che successivamente inizia a essere venerata ufficialmente. Poi scompare per un certo periodo da Roma per riapparire quando correva l’anno del Signore 1638, con i frati cappuccini di Manoppello che entrano in possesso di questa importante reliquia. Un pellegrino, si dice proveniente dalla Palestina, consegna a Donat’Antonio Leonelli un velo. A questo velo, il VOLTO SANTO, sarà per sempre legato il nome di questo paese, MANOPPELLO. P. Donato da Bomba, nel 1640, scrive la famosa “Relazione Istorica”, conservata nell’archivio provinciale di cappuccini de L’Aquila. In essa viene narrato come il Volto Santo sia giunto a Manoppello portato da un misterioso pellegrino, restato in casa Leonelli fino al 1608, preso con forza da Pancrazio Petrucci, venduto a Giacom’Antonio De Fabritiis e da questi donato ai cappuccini. La chiesa in cui viene esposto alla venerazione del popolo il Volto Santo il 6 Aprile 1646, fu dedicata a S. Michele Arcangelo e per circa quarant’anni non fu oggetto di culto pubblico, ma custodito quasi privatamente in una nicchia a lato destro dell’altare maggiore. Solo nel 1686 viene costruita nel lato sinistro della chiesa una piccola cappella con un altare ove si trasloca la sacra reliquia e viene introdotta la festa liturgica del 6 agosto, giorno della Trasfigurazione del Signore.
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“L’immagine del Volto Santo per il modo in cui si è impressa sul velo si colloca al di fuori della spiegazione scientifica. E’ come una diapositiva che ha un davanti e un rovescio. Il rovescio è l’immagine vista in uno specchio. Ponendo il velo contro la luce l’immagine sparisce, rimane solo stoffa bianca ma nella parte in alto fuori dalla figura si nota un diverso tipo di tessuto. Si può addirittura leggere un libro attraverso l’immagine! La stoffa è molto antica, con una superficie ruvida, ma da un momento all’altro la stessa stoffa appare con una tessitura finissima, trasparente, splendente. Il volto umano che si vede può essere con un colorito intensissimo e delineato con molta precisione nel disegno dei capelli (immagine che appare compatta in una tonalità scura di un ocra a tratti verdeggiante come nelle icone russe) o si può vedere un tessuto trasparente tanto è sottile. Gli occhi sono di un bianco intenso, con uno sguardo gentile, c’è come un sorriso nell’espressione. Questo Volto diventa ancora più vivo sotto i raggi ultravioletti o quando la luce passa dietro e assume un aspetto fluorescente, si vedono delle macchie che sembrano graffi sulla pelle, sulla fronte, sulle guance. Anche il bianco degli occhi, normalmente chiarissimo, e le palpebre, sotto una tale illuminazione, mostrano delle macchie strane. Guardando i capelli si nota che l’intensità del colore è la stessa vista da entrambe le parti.”
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“Allora vien da chiedersi perché Manoppello sia relegato ai margini dei grandi itinerari storici dei pellegrinaggi cristiani? Probabilmente perché il Volto Santo di Manoppello ha avuto una storia contrastata e misteriosa, per così dire, in secondo piano rispetto alla più famosa Veronica custodita per secoli in San Pietro in Vaticano? Forse perché è superfluo e insostenibile qualsiasi confronto tra la metropoli Torino, già capitale del Regno ed un piccolo e sconosciuto paesino abruzzese, che sconta secoli di distanza e di indifferenza da parte della sua ex capitale (Napoli); per non parlare dell’improponibile coinvolgimento di studiosi della già allora prestigiosa Sorbona di Parigi, con il Volto Santo, studiato in modo approfondito solo negli ultimi anni?”
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“Per fortuna ci sono state le ricerche della tanto piccola quanto immensa Suor Blandina Paschalis Schlömer, donna molto meticolosa, icona del Volto Santo, che ha dedicato la sua vita al Volto Santo, tanto che da alcuni anni ha trasferito la sua residenza come eremita a Manoppello e della sua sensazionale idea sulla sovrapposizione dei due volti, Volto Santo e Sindone di Torino, con la definizione dei famosi punti di concordanza. che ha sviluppato in campo artistico un nuovo metodo di sovrapposizione a cui lavora da vent’anni, che hanno fatto da cassa di risonanza a quella, che se tutto dovesse essere confermato, può essere a giusto titolo definita come la più importante reliquia della cristianità, addirittura più importante per valore religioso alla Sacra Sindone! Da sottolineare che nuove tesi emerse dai lavori di Padre Pfeiffer e di Suor Blandina potrebbero essere di notevole sostegno anche alla rivelazione della effettiva autenticità della Sindone stessa.”
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Questo lavoro straordinario sulla coincidenza dei Volti non è una teoria o una leggenda, ma è un metodo empirico, scientifico, matematico, fisico, seguito passo dopo passo per dimostrare la concordanza di questi punti sulle due reliquie, fenomeno inspiegabile, ma a livello scientifico, invece, la spiegazione esiste ed la concordanza al 100% tra i due volti! A ciò bisogna aggiungere l’altro elemento di straordinario interesse che è la concordanza del volto sul velo di Manoppello con quello rappresentato sulle icone. Con l’aiuto del computer si è potuto dimostrare che sovrapponendo il velo di Manoppello alle immagini delle icone giunte fino a noi esiste una concordanza che statisticamente si attesta tra il 95 e il 100%. Trattasi di percentuale altissima a livello scientifico, e prova inconfutabile che non ci riferiamo ad un fenomeno casuale, verificatosi contro ogni legge della probabilità.
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“La coincidenza tra i volti di Manoppello e di Torino è oramai acclamato che sia un fatto oggettivo, mentre è più difficile fornire una spiegazione scientifica della loro perfetta sovrapponibilità, con l’unica spiegazione possibile è che i due teli debbano essersi trovati nello stesso posto! Potremmo dire che le due reliquie siano state collocate insieme sul volto di Cristo, con il sudario sopra la Sindone, come sostiene il Prof. Pfeiffer. A sostegno di questa tesi inoltre c’è la tecnica fotografica, in base alla quale i due teli devono essere stati uno sull’altro, altrimenti la concordanza al centesimo di millimetro sarebbe impensabile. Inoltre sul Volto Santo è riscontrabile il fenomeno dell’oscillazione dei colori e sul tessuto di bisso marino non si può dipingere, di qui la caratterizzazione dell’essere immagine acherotipa, cioè non dipinta da mano d’uomo.”
Foto Centro Turistico TREe
“Qualcuno sostiene che sia il dipinto che ha copiato la Sindone, ma se uno dipinge con la massima perfezione da due parti di un telo (perché ricordiamo che è possibile vedere l’immagine su entrambi i lati), non risulta mai la totale trasparenza come nel Volto Santo di Manoppello ed essendo stata dimostrata la perfetta sovrapponibilità con la Sindone di Torino, il presunto pittore, avrebbe dovuto prima porre il suo telo sopra la Sindone e copiarne esattamente le fattezze dal negativo, tenendo conto che la Sindone si può vedere solo ad una distanza di almeno un metro e cinquanta, per cui impossibile pensare che siano stati copiati tutti i dettagli così che corrispondano elemento per elemento. Difatti nessun copista ha potuto fare fino ad oggi una perfetta copia della Sindone con mezzi puramente artistici. Infine il presunto pittore avrebbe dovuto girare il tessuto e dipingere dall’altra parte con altrettanta perfezione. Si vede chiaramente che questo procedere non fu possibile per nessun artista, quantomeno per uno del primo o secondo decennio del Cinquecento.”
Foto Sudariumchristi.com
“Altri fenomeni inspiegabili sono che se uno si guarda il Volto e ci si muove a destra e a sinistra, ad un certo momento si vedono le labbra rosa, poi sparisce questo rossore e le labbra diventano brune. Se si illumina diagonalmente dal di dietro, si vede solo un chiaro bruno in diverse tonalità e il rosa sparisce del tutto. Se si illumina dal davanti, viene fuori un bruno più intenso ed anche il rosso delle piaghe della corona di spine alle tempia. Se si toglie del tutto questa illuminazione artificiale, i colori spariscono e viene fuori nella figura un leggero grigio. Tutti questi cambiamenti si possono osservare meglio durante la solenne processione di maggio, con la luce del giorno all’aria aperta. Per cui come spiegare questi colori che cambiano? Se sono colori, come all’occhio appare, di che natura sono? Tale oscillazione di colori infatti si riscontra solo nella natura stessa. Un esempio di colorazione naturale che cambia è nei pesci del Mar Caraibico o nelle ali di farfalle in zone tropicali che oscillano, secondo l’angolatura, tra l’azzurro e il grigio, ma si deve sapere che nella natura non esistono colori, ma qualsiasi oggetto colpito dalla luce bianca, assorbe una parte della luce e riflette il colore complementare, per esempio assorbe il verde e riflette il rosso. Il fenomeno dell’oscillazione è dato così che la superficie dell’oggetto ha diverse angolature e secondo queste angolature, riflette a volte uno e a volte un altro colore. Quindi i fili del tessuto del Volto Santo devono essere cambiati o in superficie o dentro per permettere lo stesso fenomeno. Nessun artista con alcuna tecnica, conosciuta e non conosciuta, può cambiare un tessuto in questa maniera da permettere il fenomeno. in altre parole.”
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“Possiamo pertanto affermare che mentre il tessuto finissimo è opera umana, l’immagine che si vede in esso e si comporta come un fenomeno che si riscontra nella natura non lo è. Questa combinazione inseparabile tra opera umana (tessuto) e fenomeno naturale (immagine), al momento possiamo chiamarla con l’unica parola che il dizionario ci mette a disposizione; “miracolo” che perdura finché il tessuto non si corrompe, tessuto così fine, dichiarato come bisso marino da Chiara Vigo, l’unica tessitrice conosciuta di questo materiale, che si riscontra solo nell’antichità. Ma un bisso marino si può “tingere”, per esempio metterlo a bagno di porpora, ma non vi si può “dipingere” sopra perché il sale rimanente tra i fili farà prima o poi staccare dai fili qualsiasi colore.”
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Se il primo studio sulla Sindone risale al Febbraio del 1965, la prima conoscenza del Volto Santo di Manoppello è del 1977 che nel 1984 viene a contatto con Werner Bulst ed Heinrich Pfeiffer, già esperti della Sacra Sindone. In questo periodo inizia lo studio del confronto Sindone/Volto, ottenendo, nel 1991, la prima “sovrapposizione”. Nel 1998 in occasione del convegno intitolato il “Volto dei Volti” tenutosi a Roma, sono esposti i 27 pannelli che dimostrano la piena convergenza della due immagini; pannelli che formano attualmente la nota “Mostra Penuel” di Manoppello.
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“Dipinto a olio? No, perché dovrebbe esserci almeno un po’ di deposito di colore tra un filo e l’altro. Acquerello? No, perché i contorni dell’immagine sono così netti nell’occhio, nella bocca e questa tecnica avrebbe sicuramente intriso in maniera non precisa il filo e quindi avrebbe determinato sbavature nei dettagli. Una stampa? No, perché il velo l’immagine è perfettamente visibile su entrambi i lati. E se, come qualcuno ipotizza, fosse un’opera del 1500,facciamo notare che in questo periodo le tecniche utilizzate non erano così sofisticate. E’ un mistero? E’ sicuramente tutto molto misterioso e questo mistero affascina chiunque entri in contatto con esso ma con un cuore puro, per noi di Abruzzomania è invece e semplicemente il Volto di Gesù resuscitato!”.
Fonti: Albino Gobbi del Centro Studi San Claudio
Badde Paul, La seconda Sindone
Gaeta S., L’enigma del volto di Gesù
Pfeiffer Heinrich Il Volto Santo di Manoppello
Breve storia di tre simboli della cristianità e rispettivi itinerari di Felice Maggia
https://it.wikipedia.org/wiki/Volto_Santo_di_Manoppello
http://www.comune.manoppello.pe.it/
https://it.wikipedia.org/wiki/Manoppello
Puntata di “Indagine ai Confini del Sacro” andata in onda il 14 giugno 2016 su Tv2000 (Canale 28) https://www.youtube.com/watch?v=0AQp-XmXFp0
VIDEO
https://www.youtube.com/watch?v=dNGvAAbIIt4
https://www.youtube.com/watch?v=49XVKvTmsuM
https://www.youtube.com/watch?v=k-ReMVLKThY
Questa reliquia non può essere in bisso marino perché i globi oculari del Volto Santo sono bianchi.
Chi conosce il bisso marino sa bene che non è bianco e non appare bianco neppure se esposto a un’intensa fonte luminosa.
Sono di Sant’Antioco, conosco il bisso marino e conosco molto bene alcune delle nostre tessitrici che ancora oggi portano avanti questa tradizione.
Mi dispiace sig.ra Senis di doverla contraddire. Riporto a seguire l’estratto dal sito di Chiara Vigo di Sant’Antioco che sicuramente conoscerà bene (https://www.chiaravigo.it/il-volto-santo.html), ritenuta la massima esperta mondiale di questo tessuto che recita: “Questo misterioso velo, ritrovato circa 500 anni fa a Manoppello, in provincia di Pescara, è oggetto di studi da parte di un’équipe internazionale. Non si sa ancora di preciso quando e come sia arrivato al santuario di Manoppello, chi l’abbia realizzato e perché. Si sa soltanto che è di bisso: così sostiene Chiara Vigo, Maestro di tessuti antichi, chiamata a elaborare una perizia sul cosiddetto “Volto Santo”. Che pare sia addirittura la Veronica – la vera icona – custodita un tempo nella Basilica di San Pietro a Roma.”