Abruzzo: 7.000 km di piste!

L’Abruzzo prepara l’inverno da Re! Tutto pronto  per l’avvio della stagione invernale. Con 7000 chilometri di piste, la straordinaria area sciistica abruzzese include i noti comprensori di Roccaraso, Rivisondoli, Campo Felice e Ovindoli, la famosa stazione del Gran Sasso di Campo Imperatore, e ancora Pescasseroli, Passolanciano, Majelletta, Campo di Giove e Prati di Tivo.

Da sottolineare che tutte le stazioni sono ben collegate alla rete autostradale e all’aeroporto d’Abruzzo.

Non solo sci, però! Infatti l’eccezionale varietà degli ambienti naturali consente la pratica di numerosi sport invernali come sci-alpinismo, ciaspolate, sled-dog, la corsa con le slitte trainate da mute di cani.
Il comprensorio sciistico di Roccaraso e Rivisondoli è il più famoso ed attrezzato dell’Appennino con oltre 100 chilometri di piste ed il più grande sistema d’innevamento programmato d’Italia. Situato a 1250 m, sorge sugli Altopiani Maggiori, tra le due grandi aree protette dei Parchi nazionali d’Abruzzo, Lazio e Molise e quello della Majella.
Il comprensorio sciistico Skipass Alto Sangro (Aremogna-Pizzalto-Monte Pratello) con 4 cabinovie, oltre 30 tra seggiovie, skilift e manovie è accessibile da quattro stazioni con ampi parcheggi capaci di ospitare migliaia di auto. Sui campi da sci sono presenti campi scuola, kinderheim e sale convegni (Pratello Center).
Campo Imperatore è invece la prima stazione sciistica nata sugli Appennini, sorge ai margini del celebre altopiano dominato dalle vette del Gran Sasso. Lo storico albergo di Campo Imperatore (2.130 metri) è al centro del più alto comprensorio sciistico d’Abruzzo. Dispone di una funivia, una
modernissima seggiovia esaposto, una seggiovia quadriposto, che servono 10 piste di discesa per tutti i livelli (dal campo scuola sino alla nera) e lo snow park.”
Veramente notevole! Non resta che aspettare che i “turisti bianchi” riempiano le piste abruzzesi divertendosi da matti!

Fonte: www.guidaviaggi.it

L’Abruzzo si promuove sul mercato polacco

L’Abruzzo è una delle otto regioni italiane protagoniste, dal 22 al 24 novembre, alla 26° Fiera Internazionale del Turismo di Varsavia al Palazzo della Cultura e della Scienza della capitale polacca. In occasione dell’edizione 2018, saranno presenti oltre 500 espositori provenienti da 53 Paesi per stringere rapporti di lavoro con gli operatori turistici e per presentare al pubblico le novità delle diverse destinazioni.

Dopo Germania e Regno Unito, la Polonia rappresenta per l’Abruzzo uno dei principali mercati europei di riferimento e nel corso del 2017 ha registrato 32.317 presenze nel territorio.

“Il Dipartimento del Turismo Regione Abruzzo, con i Dmc Abruzzo Travelling e Costa dei Trabocchi, parteciperà all’interno dello spazio Enit dedicato al “Progetto Centro Italia” per presentare alla stampa e agli operatori di settore le novità dell’offerta turistica regionale.

Essere all’interno del progetto interregionale “Centro Italia” in collaborazione con Enit significa per l’Abruzzo mostrare la capacità di fare sistema non solo nel proprio territorio, ma anche con le altre regioni che condividono con noi ricchezze culturali, artistiche e ambientali. L’incoming straniero per l’Abruzzo rappresenta un’opportunità di promozione verso gli operatori internazionali e di valorizzazione di un turismo attivo, esperienziale, sostenibile al di fuori delle classiche rotte del turismo di massa.

Con l’avvicinarsi della nuova stagione sciistica dell’Abruzzo, che quest’anno compie 90 anni di storia, sarà dato spazio all’apertura degli impianti e alla proposta sportiva invernale che comprende 11 discipline per tutti i livelli praticabili nei 9 comprensori sciistici e lungo i 700 km di piste della regione.

Venerdì 23 novembre presso lo stand Enit, è stata presentata a cura della Regione Abruzzo la promozione dedicata al turismo green e sostenibile e delle vacanze in montagna.”

E come al solito … Forza Abruzzo!

Fonte: www.guidaviaggi.it

Il Parco Archeologico diffuso d’Abruzzo

Ancora buone notizie per il nostro Abruzzo turistico, che ha deciso di promuovere il suo patrimonio storico alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico alla fiera di Paestum dando avvio allo sviluppo del parco archeologico diffuso d’Abruzzo.

Dal 15 al 18 novembre la Regione Abruzzo, in collaborazione con l’Università di Chieti, ha partecipato alla 21° edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico(Bmta) presso il Centro Espositivo Savoy Hotel e il Parco Archeologico di Paestum.

L’Abruzzo ha inteso qui promuovere e valorizzare il suo patrimonio storico, artistico,  i siti e le destinazioni di richiamo archeologico, attraverso approfondimenti e momenti di divulgazione di temi dedicati al turismo artistico e culturale internazionale e con la partecipazione alla Fiera di Paestum, la Regione Abruzzo dà avvio, allo sviluppo del parco archeologico diffuso d’Abruzzo, ghiotta occasione per presentare a livello internazionale la propria eredità storica e artistica.

Il format di successo della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico è testimoniato dalle collaborazioni in atto con organismi internazionali quali Unesco, Unwto e Iccrom, e dalla partecipazione di 10.000 visitatori, 120 espositori e 25 Paesi esteri.

Fonte: www.guidaviaggi.it

Eccellenza d’Abruzzo n. 17 – Castel Castagna (TE): Abbazia di Santa Maria di Ronzano e reliquia della Croce di Cristo

Abruzzomania oggi vi presenta la 17° Eccellenza d’Abruzzo. Ci troviamo nella meravigliosa Valle delle Abbazie, speciale itinerario turistico religioso che mette a sistema le splendide abbazie e gli edifici religiosi presenti sul territorio dell’Unione dei comuni “Colline del Medio Vomano”, Basciano, Canzano, Castellalto, Cellino Attanasio, Cermignano, Penna Sant’Andrea e i comuni partners di Castel Castagna, Morro d’Oro, Notaresco e Isola del Gran Sasso, offrendo la possibilità di ammirare luoghi di fede e di preghiera, capolavori architettonici ed artistici di inestimabile valore!

L’eccellenza  di oggi, monumento nazionale italiano, è la straordinaria chiesa di Santa Maria di Ronzano che fece verosimilmente parte di un importante complesso monastico benedettino che si trova poco distante dal centro abitato, Castel Castagna,  un nome che fa innamorare, nei pressi del fiume Mavone, nella Valle Siciliana (si avete letto bene, Valle Siciliana, ma siamo in Abruzzo!), ai piedi del massiccio del Gran Sasso. Questa valle, incastonata fra i monti deve il suo nome al popolo italico dei Siculi che la dominò fino a quando nel 290 a.C. l’intero Pretuzio, corrispondente per grandi linee all’attuale provincia di Teramo,  venne occupato dalle legioni del console romano Manio Curio Dentato.   

Ricordo che … di eccellenze abruzzesi ne abbiam censite ben 305, una regina per ognuno dei 305 comuni della nostra regione e mancano all’appello 288 Eccellenze, tutte già selezionate! Ogni paese d’Abruzzo merita di partecipare a questo concorso di Eccellenze d’Abruzzo, anche il più piccolo.

“La chiesa venne edificata anteriormente all’ultimo ventennio del XII secolo, come attestato dai pregevoli affreschi absidali datati 1181 e dall’incendio del  1183 che ha lasciato evidenti tracce all’interno.              

Lo stile dei dipinti s’ispira all’arte paleocristiana e li rende unici in quanto non risentono degli influssi bizantini presenti nella maggior parte delle opere romaniche abruzzesi. A destra si ammirano le storie del Vecchio e Nuovo Testamento, a sinistra spiccano gli Eletti nel Seno dei Patriarchi e nella cupola dell’abside un Cristo benedicente. Di grande bellezza le figure dell’Annunciazione: l’accentuato ancheggiamento della Vergine riporta ad esempi gotici del Nord Europa. Particolarmente significativa è “la Fuga in Egitto” con affinità stilistiche riscontrabili in opere cantierate nella Francia orientale. I vortici disegnati sulle figure rimandano per esempio al timpano della cattedrale di Autun in Borgogna.
La caratteristica della facciata posteriore che dissimula dietro una fronte rettilinea la curva esterna delle absidi con la grande monofora che si apre al centro del prospetto posteriore, non solo non ha paragoni in Abruzzo, ma ha il suo prototipo esclusivo nelle due grandi chiese di Bari, la basilica di San Nicola e la cattedrale di San Sabino.

L’interno della basilica è a tre navate, coperte a tetto, e suddivise da archi a tutto sesto su pilastri quadrangolari con lesene addossate. Il pavimento è in pietra e due are pagane fungono da altari.  Ciò che impreziosisce  S. Maria di Ronzano sono gli affreschi del 1181 che si trovano nel transetto e nelle absidi, miracolosamente scampati all’incendio del 1183.

Appartiene alla chiesa di Santa Maria di Ronzano una croce reliquiario, contenente un frammento della Vera Croce di Cristo.   Si tratta di una stauroteca, opera rara  sotto l’aspetto artistico, perché poche sono le stauroteche a doppia traversa ancora esistenti e non ha immediati e precisi riscontri in croci della medesima tipologia, che custodisce  un’antica croce a doppia traversa il cui verso è decorato da gemme, disposte su un fondo a filigrana d’oro. Nel corpo della croce è inserito un frammento ligneo cruciforme, la gemma all’estremità destra porta incisa una iscrizione in caratteri cufici. Sul retro essa è lavorata con la ripetizione di un motivo a fiore inscritto in un cerchio e la raffigurazione dell’agnello crucifero nel clipeo centrale, contornato dalla scritta Ecce Agnus Dei.

Stauroteca

Dal punto di vista religioso la stauroteca ha un valore straordinario in quanto colloca Castel Castagna fra  i più importanti centri medievali del cristianesimo. Infatti, secondo quanto è scritto nel Chronicon Paschale, la vera croce di Cristo fu ritrovata nel 320 d.C. da Elena Augusta, madre dell’imperatore Costantino il quale fece erigere sulla più alta cima del Golgota una monumentale croce in lamina d’oro decorata da gemme.

Notizie di questo culto sono presenti nel diario di viaggio della pellegrina Aetheria, datato tra la fine del IV e l’inizio del Vsecolo. San Cirillo, vescovo di Gerusalemme morto nel 386, riporta che frammenti della vera croce andavano in giro per il mondo e il monaco irlandese Adamnenus testimonia della presenza in Costantinopoli delle reliquie.

La presenza dell’abbazia benedettina e della reliquia della croce di Cristo testimoniano più che mai la posizione di primo piano della comunità di Castel Castagna negli eventi successivi alle prime crociate in Terra Santa e gli stretti rapporti della Valle Siciliana con la cristianità medievale.”

Fonte: www.comunedicastelcastagna.gov.it

Massima di marketing n. 14: il modello del ciclo di vita del prodotto …

… o di una destinazione turistica! Oggi, per tessere qualche ragionamento turistico, proponiamo due massime di marketing: “Un’evoluzione è un destino.” – Thomas Mann, “un mercato non è per tutta la vita” – Ivan Di Marco.

Sfruttando la massima di marketing sul ciclo di vita del prodotto, noi di Abruzzomania ci poniamo una gran bella questione di marketing: “In che fase di ciclo di vita della destinazione turistica si trova l’Abruzzo?

L’Abruzzo inteso quale destinazione turistica, analizzato sotto l’aspetto del ciclo di vita di una destinazione turistica, a mio avviso si trova ancora nella prima fase, una fase primordiale, quella della introduzione, in cui se da un lato non c’è da essere positivi, perché si tratta di una fase embrionale, d’altro canto si può essere ottimisti, perché il lavoro di marketing da sviluppare è ancora molto gravoso ma gravido di opportunità.  Sapranno i nostri eroi del destination marketing abruzzese riuscire a prendere per mano la destinazione Abruzzo è condurla verso le vette del successo nel turismo?

“Panta rei”, tutto cambia ci insegna Eraclito e di certo questo stesso principio è applicabile nella vita come nella gestione d’impresa e nel marketing in particolare, per cui le imprese così come le destinazioni cambiano, non sono realtà  immutabili e il marketer ha il compito di studiare questi mutamenti così come un genitore studia quello di un figlio che cresce.

Il concetto del “Ciclo di vita del prodotto” (CVP) è uno dei concetti fondamentali del marketing. Esso si basa sull’assunzione che i prodotti e quindi anche le destinazioni, attraversino un ciclo di nascita, vita e morte, proprio come un qualsiasi organismo vivente. Il termine fu usato per la prima volta da Theodore Levitt nel 1965 in un articolo della Harvard Business Review: “Sfruttare il Ciclo di Vita del Prodotto, (1965)”.

Secondo questa teoria, all’inizio la destinazione entra sul mercato e se non fallisce questa delicatissima fase, si espande ulteriormente. Ma il mercato non è infinitamente espandibile, a un certo punto il tasso di crescita rallenta e il prodotto entra nella fase di maturità. Infine, viene raggiunta una fase in cui ci sono troppe aziende sul mercato, scoppia la guerra dei prezzi e alcune imprese abbandonano di mercato, che a sua volta può correre il rischio di implodere.

Ma  vediamo quali sono le 5 fasi di un ciclo di vita di una destinazione turistica. “Lo sviluppo turistico di un’area è sottoposto a un processo di autolimitazione che finisce per manifestarsi per effetto dell’evoluzione dei gusti, delle motivazioni, delle abitudini, del comportamento di spesa dei visitatori.

La teoria del ciclo di vita di un prodotto descrive l’evoluzione di un prodotto espressa in termini di dinamica del volume di vendite nel tempo attraverso le fasi di introduzione, crescita, maturità e declino, a cui viene aggiunta la fase della ripresa che da il via a un nuovo ciclo.

Le destinazioni turistiche seguono un ciclo evolutivo sulla base di un fattore prezzi (maggiore è l’attrazione esercitata da un’area, maggiore sarà la disponibilità a pagare dei turisti, ma con un probabile fenomeno di inflazione, portando altre destinazioni ad essere valide alternative) e di un fattore tendenziale (legato al mutare delle opinioni sulla fama dell’area considerata e sul suo essere alla moda, all’evoluzione nei gusti e nelle abitudini dei visitatori).

Il ciclo di vita si avvia con l’esplorazione da parte di un numero ristretto di visitatori, attratti dalle bellezze naturali e dalla cultura del luogo, ma la mancanza dei servizi ne limita il numero.

La seconda fase è quella del coinvolgimento, dove le iniziative dei residenti volte a mettere a punto alcuni servizi e a far conoscere il luogo danno come risultato una crescita regolare del numero dei turisti.

La terza fase è quella dello sviluppo, che si caratterizza per alti tassi di crescita dei flussi, con l’organizzazione del turismo affidata in outsourcing ad agenzie  efficienti e innovative; aumentano in questa fase i processi che alterano l’identità della destinazioni producendo l’avvio di meccanismi di declino, generati dall’affollamento e dalla popolarità, manifestando alcune problematiche connesse alla non sostenibilità dei flussi turistici.

La quarta fase è quella della maturità, dove il numero assoluto di visitatori aumenta a tassi sempre più contenuti.

La quinta fase è quella della stagnazione, nella quale la destinazione ha raggiunto i livelli massimi di visita e non è più percepita come attrazione. A questo punto si può avere il declino, con i visitatori che diminuiscono e la domanda stanziale tende ad essere sostituita dall’escursionismo e dalle visite del fine settimana, oppure il rinnovamento grazie all’opera del destination manager che inverte la tendenza adottando opportune strategie.”

Borghi Impossibili d’Abruzzo – Altino

(M. C. ESCHER, foto by flickr.com)

Borghi mozzafiato – “A” di Altino

(vedi Intro)

(foto by Nico di Santo, Paesaggi d’Abruzzo)

Il nostro sogno attraverso i borghi d’Abruzzo che sfidano l’impossibile continua, anzi, sarebbe meglio dire ricomincia, con la lettera “A” di Altino (CH). Osservando il paese attentamente, la prima immagine che ci salta nell’occhio è quella di un piccolo paese costruito su di una liscia roccia che svetta in alto tra un paesaggio di dolci colline. Infatti, non a caso, i profughi sfuggiti nel 452 d.c. dagli Unni di Attila che incendiarono le loro abitazioni nel porto militare di Altinumnella, oggi quartiere della città di Venezia, scelsero questo luogo per fondarvi il loro nuovo insediamento. Sembra un gioco della natura… ma se ci mettessimo ad osservare non più con la semplice ragione ma con uno sguardo libero da ogni tipo riferimento mentale, allora ci potrebbe succedere di vedere che le case sono costruite a forma di spirale. E’ come se gli abitanti avessero deciso di edificare il paese sopra il guscio di una lumaca o, come si direbbe in dialetto abruzzese, di una “ciammarica“. Al centro del tutto troviamo la facciata della maestosa Chiesa di Santa Maria del Popolo e, a partire da questa, tutte le alter costruzioni che sembrano girarle attorno, dai palazzi signorili alle case antiche di origine medioevale.

Sembra quasi che il nostro M. C. Escher (il famosissimo disegnatore olandese che ha trovato la sua ispirazione proprio dopo aver visitato l’Abruzzo) si sia divertito a ricreare uno dei suoi capolavori dell’illusione ottica, le immagini dove tutto ha un inizio ma dove non c’è una fine. E lo stesso effetto che si prova una volta che si visita Altino, come se ci si fosse immersi all’interno di un vortice infinito di meraviglie, dovuto alla sua particolare bellezza.

(M. C. Escher al lavoro, foto by Biografias y Vidas)

Non sarebbe uno scherzo se vi dicessimo che le “ciammariche“, ad Altino, sono molto apprezzate nella cucina del territorio, ma il pezzo forte, non solo della sua enogastronomia, è ben altro. A rubare la scena a tutto e a tutti è il Peperone rosso Dolce di Altino che, una volta fatto essiccare, diventa, non solo l’ingrediente da inserire nella preparazione dei piatti tipici locali, ma l’elemento centrale attorno a cui ruota quasi tutta la cucina abruzzese. Lo sanno bene i suoi abitanti che, ogni anno, dopo i suoi Santi Cosma e Damiano, lo festeggiano con il Festival del Peperone Dolce di Altino. Proprio come la Chiesa attorno alla quale gira tutto il borgo, e proprio come le opere di Escher che dal particolare riuscivano a proiettare la mente umana verso l’Infinito. Chissà in quale altro borgo psichedelico ci porterà il nostro artista olandese.

Per il momento, mentre aspettiamo, andiamo a visitare Altino, dunque, e lasciamoci trascinare dal suggestivo vortice di emozioni nel quale qualsiasi visitatore, con gli occhi capaci di vedere oltre, può farsi coinvolgere.

 

Continua a scoprire i Borghi Impossibili d’Abruzzo: A – Alfedena, A – Altino, C – Castrovalva, M – Musellaro

Eccellenza d’Abruzzo n. 16 – Borrello (CH): le Cascate del Verde

In quanti sanno che in Abruzzo esistono le cascate naturali più alte dell’Appennino, seconde in Italia e tra le più alte in Europa e nel Mondo? Le Cascate del Verde, meraviglia della natura!

David, Bianca e le loro bellissime bimbe lo sanno! Anche io e Bruna lo sappiamo e le abbiamo ovviamente visitate … e voi che aspettate ad andare a vedere questo meraviglioso spettacolo che la natura ci offre a pochi chilometri da casa? 

Abruzzomania oggi vi presenta la 16° Eccellenza d’Abruzzo, le Cascate del Verde a Borrello in provincia di Chieti, una delle tante meraviglie naturali di cuil’Abruzzo è ricco e ricordo che … di eccellenze abruzzesi ne abbiam censite ben 305, una regina per ognuno dei 305 comuni della nostra regione.

Mancano all’appello 289 Eccellenze, tutte già selezionate! Ogni paese d’Abruzzo merita di partecipare a questo concorso di Eccellenze d’Abruzzo, anche il più piccolo.

“Queste stupende cascate vengono formate da un triplice salto che complessivamente misura 200 metri e si possono ammirare nella loro forma e nella loro bellezza durante tutto l’arco dell’anno. La portata dell’acqua varia a seconda delle stagioni e a seconda degli anni (se piovosi o se secchi).

La Riserva Cascate del Rio Verde rivela interessi naturalistici paesaggistici e scientifici. Il Rio Verde, nasce in località Quarto fra Abruzzo e Molise e dopo un breve percorso si congiunge al Sangro con un notevole dislivello che crea delle spettacolari cascate articolate in tre salti consecutivi di circa 200 metri. Queste cascate naturali sono di grande rilevanza scientifica, per posizione e per il microclima esistente. Sono le più alte dell’Appennino, seconde in Italia e tra le più alte in Europa e nel Mondo . Vengono alimentate da acque perenni anche se variabile nella portata durante l’anno. L’area, coperta da una rigogliosa vegetazione fra bastioni di roccia poderosi e pareti a strapiombo, si affaccia sul Sangro.

Le cascate si trovano in un ampio canyon destinato con il tempo a diventare sempre più profondo grazie all’azione erosiva dell’acqua.
Le pareti rocciose che circondano queste meravigliose e suggestive cascate sono coperte da una fitta vegetazione mediterranea, ma in alcuni versanti, in particolare nelle aree di forra, con un clima più fresco ed umido troviamo specie tipicamente montane, come il faggio e l’abete bianco.

Sono assolutamente da visitare! Bisogna poter godere dell’incantevole bellezza e della tranquillità della fantastica natura selvaggia che le circonda. Volete vivere un’esperienza unica? Allora dovete venire ad ammirare l’incantevole Cascata del Verde che regala stupore, armonia  e romanticità a chiunque l’ammiri!”

Fonte: www.cascatedelverde.it

 

Il Mondo a portata di Abruzzo – n°2

Scozia? No, Abruzzo!

(vedi – intro)

(foto by Wikipedia)

Assomiglia alle Highlands, gli altopiani scozzesi abitati, in passato, dai temibili guerrieri immortali degli Higlander, famose anche per i suonatori di Cornamuse. In realtà, però, ci troviamo ad una latitudine molto più bassa, in Abruzzo. Quello che vediamo nella foto è uno scorcio di Campo Imperatore, l’altopiano più spettacolare del Gran Sasso, e questi non sono i cavalli di fieri guerrieri perché qui non vivono altro che pastori, i quali, pur non essendo immortali, grazie alla vita su queste montagne insieme alle loro pecore, immersi in questi paesaggi dell’Infinito, arrivano a godere sicuramente di una vita lunghissima. E, seppure non hanno la cornamusa, sono spesso e volentieri accompagnati dalle loro Zampogne, strumenti quasi simili che molti esperti, sebbene siano meno conosciute nel resto del mondo, ritengono abbiano caratteristiche di gran lunga superiori.

Campo Imperatore, che deve il suo nome al grande Imperatore Federico II di Svevia, il quale lo aveva originariamente denominato “Campo Imperiale”,  può benissimo essere considerato, alla pari di questo sovrano, lo “Stupor Mundi“, lo stupore del mondo. Nei secoli, infatti, ha continuato a sbigottire chiunque ne venisse a conoscenza, così come si può leggere in uno scritto di circa cinque secoli fa:

«Questa piana tra altissimi monti fa un bellissimo vedere. Quando i pastori vi sono con gli animali a pascolare, par esser uno esercito grossissimo a vedere tante capanne e tante tende, massime la sera quando tutte hanno acceso i fuochi.»
(Francesco De Marchi, Il Corno Monte, 1573)

Luogo incantato dove tutto “Stupisce et Impera“, già a partire nel momento in cui si rimane con lo sguardo impietrito difronte alla sua immensità e alla sua altitudine di 1800 metri di quota. In questo angolo d’Abruzzo si riesce a toccare le stelle del cielo, anzi, le si potrebbe addirittura raccogliere sul prato se le Stelle Alpine non fossero una specie protetta. Qui il tempo sembra fermarsi mentre dal tetto del mondo si ha la possibilità di osservare, in una giornata nitida, che tutto intorno continua a scorrere velocemente, dall’impeto del Mare Adriatico alla frenesia che si percepisce nel momento in cui lo sguardo cade sulla Città Eterna, Roma. Così come “Stupisce et Impera” la dirompenza della natura che avvolge qualunque cosa, e dove si possono vedere i cavalli che addirittura corrono al galoppo allo stato selvaggio, quasi indomabili. Luogo di fiabe e leggende dove si ha la possibilità di incontrare il volto, impresso nei macigni di roccia che sovrastano la piana, del “Gigante che dorme“. Ermes, figlio di Zeus e Maja, il guerriero che, dopo essere rimasto ferito in battaglia, dalla Frigia giunse in Abruzzo alla ricerca disperata di una cura che gli avrebbe potuto salvare la vita ma che non riuscì mai a trovare in tempo prima di morire.  Rimanendo a giacere sul suolo con il suo corpo diede vita alla catena montuosa del Gran Sasso.

(foto by Steemit)

Si narra che ancora oggi, al suo fianco riposa anche la madre, proprio sulla montagna che porta il suo nome, la Maiella. Campo Imperatore è stato a lungo ammirato per la sua bellezza anche dal Cinema, a partire da Hollywood, che lo ha scelto come scenario di indimenticabili film.

Allo stesso tempo, però, Campo Imperatore, è anche un luogo drammatico,  se si considera il freddo glaciale che ogni anno, all’avvicinarsi dell’inverno, infierisce senza pietà contro la vitalità della natura e tutto mette a tacere. I pochi elementi dell’uomo che si trovano in questo altopiano, inoltre, non lasciano adito a fraintendimenti.  Qui la storia ha lasciato segni indelebili di tragiche vicende: come quella che torna alla mente quando lo sguardo si sofferma sulla rossa Prigione nella quale fu incarcerato Mussolini, e dove fu poi liberato dai Nazisti,  periodo delle sconvolgenti vicende della II Guerra Mondiale, e come quella che il Monumento al pastore di Fonte Vetica vuole ricordare, la tragedia avvenuta il 13 ottobre del 1919 quando una tempesta di neve, giunta in anticipo sull’inverno, causò la morte di un pastore, Pupo Nunzio di Roio, dei suoi due figli piccoli e di cinquemila pecore del suo gregge.

Nei dintorni di Campo Imperatore non mancano neppure gloriosi castelli o antiche abbazie. Tutto questo è sufficiente per decidere di rimanere a fare una vacanza in Abruzzo?

Articoli precedenti: Irlanda? No, Abruzzo!

Massima di marketing n. 13: lo sviluppo dei nuovi prodotti

Probabilmente non c’è settore economico che abbia più bisogno di sviluppare nuovi prodotti come quello del turismo. C’è un solo piccolo problema, fatte le debite eccezioni, sono veramente pochi gli addetti ai lavori che pensano il turismo in termini anche di prodotti. Questo problema, che il marketing chiama debolezza, è un grande paradosso. Come se il concetto di prodotto turistico non esistesse! Incredibile! E la nostra regione soffre in modo incomparabile questa debolezza. Strano che nessuno se ne accorga e cerchi con opportune strategie di porvi rimedio. Ovviamente è una questione di competenze relativamente al destination marketing, laddove la maggior parte degli operatori turistici e di coloro che gestiscono la governance turistica, confondono l’eccellenza con il prodotto!

Per cui si declamano eccellenze di vario genere come mari, monti, fiumi, laghi, eccellenze enogastronomiche e dell’artigianato, chiese, abbazie, monumenti, eremi, personaggi famosi, fenomeni culturali, paesaggi meravigliosi, persone comuni straordinarie, borghi, castelli, location incredibili, spacciandole per prodotti e poi … piuttosto che utilizzare queste eccellenze, queste materie prime per trasformarle in prodotti esperienziali che attirerebbero un gran numero di turisti, cosa si fa? Si promuovono le eccellenze! Adesso cerco di spiegare questo gravoso problema con la mia metafora preferita, quella della pizza in pizzeria. Promuovere le eccellenze territoriali, da parte di una destinazione, equivale ad una pizzeria che promuove le sue ottime farina, mozzarella, pomodoro, forno a legna, etc.. Ovviamente giusto promuovere le eccellenze/materie prime con cui si lavora, ma poi con queste materie prime devo sviluppare prodotti! Avete mai visto qualcuno entrare in pizzeria e chiedere 1 kg di farina o di mozzarelle? NO! Chiederà il prodotto finito, chiederà una buonissima margherita! Purtroppo la “pizzeria Abruzzo” ha ancora i lavori in corso e non è ancora pronta ad inaugurare il suo locale. A quando l’apertura? Questa è la mia provocazione di oggi!

Dimenticavo la massima, “Nulla al mondo è così potente quanto un’idea della quale sia giunto il tempo.” Victor Hugo.

In Abruzzo è giunto il tempo di iniziare per prima cosa a trattare il turismo come un fenomeno economico e sociale serio, cercando di farlo gestire da professionisti competenti che mettano al primo posto il processo di marketing management al fine di perseguire nobili obiettivi che una regione come l’Abruzzo merita!

Dai su facciamo ‘ste pizze!